Un libro e una legge

In questi giorni, mi verrebbe voglia di scrivere :”La Zan (la legge) e l’arte della manutenzione della società”. Un provvedimento con le sue imperfezioni, forse con qualche eccesso normativo, ma che aveva come principio cardine, un tema che oggi, nella società dell’odio e del giudizio, avrebbe aiutato a combattere, la tendenza alla contrapposizione violenta, alle sopraffazioni social e fisiche ormai quotidiane. Negare questo, significa essere complici di un’involuzione e di un declino in corso in questa società, che ha bisogno quindi di una revisione, di una manutenzione, per non essere lasciata in mano alla barbarie. La legge Zan, avrebbe punito con forza, la forma più vigliacca di aggressione, quella derivante dalla convinzione che la presunta diversità è un elemento da estirpare dalla nostra comunità.

  La violenza e la legge

Una violenza funzionale all’omologazione, agli stereotipi, a un decadentismo culturale che si trasforma in autoritarismo che impedisce a tutti una propria visione della vita, dei sentimenti, della famiglia. Aggravare una pena derivante da reato, significa proprio questo, lanciare un monito alla comunità. Il legislatore ci dice, che goccia dopo goccia, l’acqua torbida della violenza, sta allagando la casa comune, quindi bisogna avvertire coloro che puntualmente la sporcano, che lo Stato non è più disposto a guardare limitandosi a punire, ma sta cercando di rendere almeno più spaventosa la conseguenza derivante dalla trasgressione.

L’appaluso e l’inchino

Questo non è stato compreso in parlamento, ci si è limitati a una battagli ideologica senza senso, ci si è limitati a farne un terreno di scontro strategico tra partiti. L’applauso finale alla bocciatura, poteva essere evitato. Legittimo rivendicare i propri convincimenti, ma forse dopo quella standing ovation, qualche violento, qualche razzista, avrà fatto l’inchino.