Mario Venuti è intervenuto a Rossi di sera su Radio Cusano campus. In compagnia di Luca Rossi ha presentato il suo ultimo album, intitolato “Tropitalia”.

Come possiamo descrivere questa tua ultima fatica?

“è un disco di canzoni italiane molto popolari, con un nuovo vestito, in questo caso tropicale.
E’ stata un’esperienza molto divertente e bella da affrontare.”

Ascoltando il tuo lavoro, ritorna a chi ne fruisce un’immagine quasi familiare. Era questo l’intento?

“io conosco profondamente ogni brano che ho selezionato per questa raccolta. Ho cercato di restituire a chi ascolterà questo album ,la mia passione per la musica brasiliana. Credo di essere riuscito ad unire il tutto in maniera omogenea e pacata. Il segreto è stato questo”

L’interesse per l’arte e la musica carioca, quando è cominciato? Riesci a focalizzare il momento?

“All’inizio degli anni 90. È un mondo meraviglioso da scoprire, non solo nella musica, ma anche nella poesia. Purtroppo si conosce molto superficialmente, ma ha da regalare un’immensità di emozioni. Ho preso spunto anche dalla poesia che viene da quella parte del mondo. È una cultura molto ricca e piena di energia e allegria, che ho cercato di iniettare in queste rivisitazioni”

Si ha la responsabilità di non stravolgere troppo il brano originale, quando si cerca di dargli una nuova veste?

“sicuramente. Non sempre però tutti sono disposti a sentire le canzoni in modo differente, ma è un rischio che vale la pena correre, anche per dare un’altra angolazione dalla quale ammirarle.”

Nel 2009 uscì un tuo duetto con il maestro Franco Battiato. Che ricordo hai?

“è stata una storia di amicizia meravigliosa. Lui volle conoscere me ed il mio gruppo, i Denovo, perché era rimasto incuriosito dalla nostra musica. Essendo tutti siciliani poi fu facile venire in contatto. Dopo il primo incontro è nato subito questo sentimento di affetto sincero. In seguito fu anche nostro produttore.
oltre alla figura artistica, mi manca soprattutto l’uomo.
poteva sembrare serioso e cupo. In realtà era affabile , solare. Mi ha dato moltissimi consigli preziosi.”

Prendendo un tuo precedente lavoro, che si intitola “quello che ci manca”, dove descrivi l’amore in tante forme, puoi raccontarmi secondo te, come sono cambiati i rapporti interpersonali?

“sicuramente cambiano con l’evoluzione dei costumi sociali. I rapporti sentimentali sono molto cambiati. Ho cercato, ma non sempre ci sono riuscito, di descrivere in maniera fredda certi aspetti contraddittori di vivere questo sentimento popolare, per citare sempre il maestro Battiato.
l’amore è mosso dal desiderio e ci rende vivi. Non è quello che abbiamo, ma la ricerca di quello che ci manca appunto.”

Ci stiamo affacciando all’ennesima nuova era della musica italiana, forse è tornata anche la voglia di farsi sentire da parte delle giovani generazioni. Tu come percepisci il nuovo che sta avanzando?

“ogni generazione ha la propria voce e le proprie urgenze comunicative. Oggi ci sono molti autori nuovi che scrivono cose molto interessanti, che hanno un gusto un po’ scanzonato, che però fa parte di un  costume che riflette, forse,  i giovani di oggi. C’è un disincanto politico e sociale  che ha acuito una vena ironica e sarcastica che io apprezzo molto.”

cambiando argomento, il  festival di Sanremo oggi ha un ruolo diverso rispetto a quelli ai quali hai partecipato tu? Che rapporto hai oggi tu da spettatore dell’evento?

“Il festival cerca, pur con i limiti che ha, di essere uno specchio della società italiana. È bello vedere che di anno in anno escono nuovi modi di comunicare e di esprimere sempre nuove forme d’arte. È giusto che sia così, e soprattutto è stimolante per chi verrà in futuro.”