“Donne come fantasmi”, è questo l’allarme lanciato dalle attiviste femministe che nel weekend sono scese nelle piazze di tutta Italia per chiedere il riconoscimento delle “malattie femminili” come l’endometriosi, la vulvodinia e altre forme di dolore pelvico.
Patologie tanto diffuse tra le donne, quanto invalidanti, ma non riconosciute dal sistema sanitario: le donne che ne soffrono sono costrette a pagare di tasca propria dai 300 ai 500 euro al mese di medicinali. Eppure se pensiamo solo all’endometriosi è un disturbo ginecologico doloroso e cronico, che colpisce il 10-15% di donne e ha un ritardo diagnostico di 7 anni e mezzo.
La ricerca di una diagnosi, secondo i dati forniti da ‘Non una di meno’, può durare per anni: la vulvodinia ha un ritardo diagnostico di quasi 5 anni, a fronte di un 16% di donne che ne soffrono. Patologie che diventano croniche se non diagnosticate in tempo e che come spiega la stessa Dott.ssa Sara Negrosini, psicoterapeuta, “incidono fortemente sulla qualità della vita delle donne e per questo è fondamentale anche il supporto psicologico”.
È per questo che tutte le donne durante la manifestazione hanno voluto raccontare il loro disagio e rivendicare i loro diritti, affinché il loro grido di dolore non rimanga inascoltato.
Per saperne di più sull’endometriosi, potete rivedere la mia intervista alla Dott.ssa Sara Negrosini, psicoterapeuta, su Una Mela al Giorno, il programma di Cusano Italia Tv dedicato alla salute al benessere.