Iansante: “ho doppiato l’umanità più eterogenea.Questo mi ha insegnato ad aprire la mente alle meraviglie del mondo.”
Il primo incontro di Luca Rossi, che conduce Rossi di Sera, ogni giorno su radio Cusano Campus, con Christian Iansante, attore e doppiatore, sembra uscito da una serie tv.
Cappello da baseball, jeans strappato e all-star, in anticipo di un’ora rispetto all’appuntamento :
“guarda, ero qui vicino, per andare a casa e tornare avrei impiegato troppo tempo, già che c’ero sono venuto subito.”
“io non ho fatto corsi di public speaking – risponde sollecitato sul rapporto col microfono e la comunicazione – ma credo che non puoi diventare un grande attore o comunicatore se dentro non hai un talento, o una predisposizione a spogliarti di quello che limita la tua vera emotività”
Qual è il tuo rapporto con la radio?
“ ho cominciato con la radio nel 1978. Avevo 13 anni. Pensa che mio papà comprò un MIVAR a colori. Come tutti gli italiani voleva comprare il Made in Italy. In omaggio gli diedero una radiolina portatile.
Io cominciai a sentire una radio di Chieti Scalo, che ho scoperto essere a meno di un km da casa mia. Si chiamava Radio Gamma. Mi divertivo annunciando le canzoni insieme a questi ragazzi. Dopo un paio di mesi mi presentai davanti alla porta della radio. Mi aprì un ragazzo che mi fece entrare, e rimasi estasiato da quello che vidi. Non tanto per la sala speaker, ma la stanza che mi colpì, era quella dove tenevano i dischi. Quel giorno ho capito che non sarei mai più uscito da quella stanza.”
Il compito di chi fa doppiaggio, possiamo dire che è quello di dare COLORE alle voci che sentiamo? E si sente questa responsabilità?
“si mi ritrovo in quello che dici, ma in realtà questa responsabilità non si sente. C’è da dire che andando avanti facciamo molte più cose con meno tempo, e quindi ci si sofferma di meno su quello che facciamo. Certo che quando un ragazzo di 30 anni mi dice, sono cresciuto con la tua voce, a volte rimango basito, perché per me sono passati 2 giorni rispetto alle serie che doppiavo negli anni 90, invece sono passati 25 anni.”
Com’è vedere il mondo che cambia da dentro uno studio di doppiaggio attraverso i film?
“io questo l’ho vissuto per gradi. Oggi è tutto molto più veloce, e questo l’ho capito attraverso anche la tecnologia che interviene nel nostro lavoro. Adesso è tutto digitalizzato, una volta c’erano gli anelli di pellicola, ed era tutto più rallentato. Anche la socialità al doppiaggio è cambiata. Prima si stava anche insieme al leggio. Adesso io lavoro sempre da solo. Sotto il punto di vista culturale, questo lavoro ti da l’opportunità di aprirti a diverse culture.”
se dovessi spiegare cos’è il doppiaggio, come lo faresti?
“guarda in maniera molto semplice. Se immaginiamo che il doppiaggio sia un biscotto, la farina di questo biscotto è la recitazione. Recitare significa abbracciare un ruolo, un personaggio. Interpretarlo e calarti in quello che vedono i suoi occhi, quello che sentono le sue orecchie e sentire quello che prova. Non lo devi mai commentare, lo devi fare!
oggi non sarei lo stesso se non avessi fatto questo mestiere, perché se doppi un film tedesco, svedese, cinese, entri automaticamente dentro un mondo che affronta i problemi in maniera diversa, e devi condividere quei pensieri, se vuoi essere credibile. Tutto questo si, ti fa aprire assolutamente la tua mentalità”
Quindi le culture diverse le assimili anche per osmosi?
“ sai, si prende tanta roba……io quando sono arrivato a Roma 32 anni fa ero un ragazzetto di provincia con tanti limiti. Oggi forse mi sono aperto anche troppo, nell’accettazione della libertà altrui. Ho capito grazie a tanti film che mi hanno fatto doppiare che c’è un altro modo per affrontare i problemi e le situazioni della vita. Fai parte di tante vite, anche distanti da te.
Io ricordo sempre, che anche se ho doppiato molte volte storie di tossicodipendenza, io non ho mai avuto niente a che fare con quel mondo. Ma nonostante questo, ho compreso il dramma. Ho compreso l’angoscia di una vita che viene buttata via. Una vita sempre alla ricerca di un qualcosa che deve farti stare bene, ma che nel frattempo ti mangia tutto, affetti, soldi…..”
Che ruolo ha il doppiaggio in Italia? È veramente così imprescindibile?
“io non lo difendo a priori il doppiaggio. Il doppiaggio è un male necessario, per chi non comprende le lingue. Dico le lingue perché non doppiamo solo in inglese, ma doppiamo tutte le lingue del mondo.”
Torniamo alla radio. La musica che passava dalle radio all’epoca che importanza aveva anche per divulgare quello che proveniva dall’estero?
“ avevamo una percezione strana ed incredibile dei dischi di importazione. Davamo per scontato che quello che veniva dall’estero fosse meglio. In realtà non per tutto era così, ma all’epoca era questo quello che eravamo abituati a pensare. A differenza di adesso però, paradossalmente, la radio passava tantissima musica italiana, sicuramente più di oggi, e questo un po’ manca.”
a te che musica piaceva e piace tutt’ora?
“io sono sempre stato un grande appassionato della musica italiana nazional-popolare. Ci sono tantissime canzonette, anche se questo termine non mi piace, che però mi sono sempre piaciute. Io fondamentalmente sono un romantico, e mi piacciono le canzoni leggere e romantiche. Negli anni poi ho stretto legami con diversi protagonisti del panorama musicale italiano. Cito quello che ho coltivato di più e che mi ha portato ad essere un fan, ovvero i Pooh. Che non sono solo quelli di Uomini Soli, ma hanno scritto canzoni meravigliose che non tutti conoscono, anzi quasi nessuno. Non chiudi una carriera dopo 50 anni, vendendo oltre 70 milioni di dischi, se non sei un musicista eccezionale ed un artista straordinario.
Il ruolo del doppiatore ha una responsabilità enorme. Ti soffermi mai a pensare che voi rimanete eterni come i film ai quali prestate la vostra arte?
“prima della diretta, hai mandato uno spezzone dove ho riconosciuto la voce del mio grande amico Roberto Draghetti. Ecco ogni volta che sento, e rivedo i film che abbiamo doppiato insieme, per me Roberto è ancora vivo. Rimaniamo eterni, per fortuna.”
Tu hai lavorato con nomi enormi del doppiaggio. Si sente la pressione quando sei in studio?
“no assolutamente no. Se ti metti a pensare a tutto quello che può accadere in studio, non lavori più. In quel momento, non esiste nemmeno il microfono. Ho avuto la fortuna di imparare da dei mastri meravigliosi. Da Ferruccio Amendola a Tonino Accolla. Ognuno di loro mi ha dato l’opportunità di crescere e di imparare cose nuove.”
Parliamo del presente. Ti stai cimentando nel doppiaggio insieme a tua figlia, Luna. Com’è vedere tua figlia che intraprende la tua strada?
“è una cosa che mi rende immensamente orgoglioso. Ha avuto delle occasioni che ha sfruttato bene. È normale che facendo parte del mondo doppiaggio essendo figlia di un addetto ai lavori è stata più facilitata, è normale e sciocco non riconoscerlo. Io le ho fatto fare dei corsi per bambini e piano piano ha cominciato. Ed ora doppiamo insieme per Disney+ la serie Occhio di Falco, dove io farò Jeremy Renner, che ho già doppiato nella saga degli Avengers, e lei farà mia figlia.”