Stefano Fassina, deputato di Leu e membro della Commissione Bilancio della Camera, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

Sulla legge di bilancio. “Documenti analitici non ci sono, ho visto le linee generali, quindi ho avuto la possibilità di farmi un’idea su un intervento che in larga misura è previsto sia nella Nadef sia nelle linee del decreto fiscale approvato qualche giorno fa –ha affermato Fassina-. Non ci sono grosse sorprese. Gli interventi in molti casi sono necessitati, perché si tratta di continuare a finanziare misure che sono state definite in questa stagione di Covid e che devono essere portate avanti seppur in misura meno intensa rispetto a prima. L’obiettivo di Draghi è di dare un’impronta, è l’impronta che sta dietro al Pnrr. Il segno delle manovre dei prossimi anni dovrebbe essere quello del rilancio della spesa per gli investimenti e anche della spesa corrente, quindi su settori come sanità, ricerca e scuola, capitoli di welfare che finalmente tutti hanno capito che sono decisivi anche per la crescita. Dopodichè, il governo non riesce a portare in Parlamento dei numeri che siano tra loro coerenti, da un lato si punta a ridurre il deficit, dall’altro ad aumentare la spesa corrente e a ridurre le tasse. Abbiamo bisogno di capire quale sarà effettivamente lo sbocco di questa impostazione in un quadro europeo, dove le regole del Patto di stabilità e crescita non mi pare cambino in senso di una maggiore tolleranza come sarebbe necessario. Qualche preoccupazione c’è perché dopo tante discussioni sul fatto che nulla sarà come prima si stanno rivedendo quelle prospettive e si ritorna con quell’impostazione che non funzionava e che andrebbe cambiata. Comunque è una manovra che dà e non taglia e per la prima volta viene riconosciuto che per ridurre il debito bisogna aumentare la crescita.

 

Sulla riforma delle pensioni. “Ritengo sia un approccio che non vada bene, c’è bisogno di introdurre elementi di flessibilità. E’ un punto che va visto insieme al capitolo dei lavori usuranti. Quota 100 aveva il senso di consentire di uscire prima a chi aveva una lunga carriera in attività usuranti. Questa quota 102 andrebbe vista molto in relazione a quello che succede sul tavolo della definizione delle attività usuranti. Se l’ambito delle attività usuranti si allarga allora quota 102 può avere un senso, ma se non si allarga bisogna inserire elementi di flessibilità direttamente in quota 102. Inoltre non è stata rifinanziata opzione donna. Su questi aspetti dovremo lavorare in parlamento”.

 

Sul taglio del cuneo fiscale. “Va calibrato sull’irpef pagata dai lavoratori, questa è l’urgenza e va fatto secondo il principio della progressività, in modo da sostenere di più i redditi da lavoro più bassi che come ci ricorda l’Istat riguardano milioni di lavoratori working poor”.

Sul cashback. “Il cashback ha avuto effetto, anche se è stato molto costoso, quindi va meglio focalizzato, perché ha anche sostenuto fasce di consumatori che non necessitavano di quel sostegno. Ricalibrato su consumi e acquisti di importo limitato può avere un senso”.