Nell’anno dell’annuncio di Valentino Rossi, che svestirà i panni del pilota professionista alla fine del campionato mondiale MotoGp, c’è anche un altro ritiro illustre che ha fatto molto clamore, quello di Michel Fabrizio, intervenuto nella trasmissione “Rossi di sera” condotta da Luca Rossi su Radio Cusano Campus.

 

Tanti i temi affrontati dal romano, ma tutti con un filo conduttore : la sicurezza in pista dei piloti, e l’aumento del limite di età per partecipare al campionato mondiale.
“Il problema più grande – dice Fabrizio – è che questi piloti si trovano dopo poco a competere nelle categorie  veloci senza avere la giusta esperienza. Quando ho cominciato io le categorie erano ben distinte, e se non avevi talento non arrivavi. Ho sudato tantissimo per conquistarmi il posto e nessuno mi ha regalato nulla.”

Sul ruolo della FMI (la Federazione Motociclistica Italiana):
“io ho corso in campionati, dove se andavi oltre le regole non scritte delle gare, scendevano ai box i responsabili del CIV, e ti prendevano a sganassoni”
Un’esasperazione questa legata anche al comportamento della direzione gara della SBK, nella gestione dell’incidente che lo ha visto coinvolto a Magny-Cours, dove si è reso protagonista di una caduta a oltre 240 all’ora :“alla prima curva, se entri così forte, nelle retrovie poi, dove non ci giochiamo nulla, vuol dire che la morale ha fatto posto agli interessi”.

Ed è proprio questo, oltre a quello che è successo al povero Vinales, che ha spinto Mich84 al ritiro.
“pronti via, quando c’è l’adrenalina, non capisci quello che ti è successo. Il giorno dopo non potevo correre, e mi sono reso conto che quel pilota, oltre ad essere ripartito, non ha preso nessuna penalità. Tutto questo l’ho trovato semplicemente inspiegabile e assurdo.”

Molto critico anche con tutto il mondo del motorsport che sembra aver venduto l’anima ai facili guadagni :“io sono approdato in 125 con la GILERA, e ho fatto la mia esperienza. Prima se non facevi risultati non arrivavi. Adesso ci sono troppi giovani senza una guida, senza un veterano, che se magari fai un’entrata fatta male, viene a cercarti nel paddock e ti fa capire come vanno le cose”.

Michel Fabrizio ha lanciato anche un’altra proposta :
“Dovremmo fare come la formula 1. Alzare il limite di età a 18 anni. A me da manager è capitata una cosa che mi ha fatto riflettere. Un pilota della pre moto 3, con un talento innato , mi ha chiamato per dirmi che voleva smettere perché aveva paura. Quando un bambino ti chiama per dirti che vuole smettere perché ha paura, è arrivato il momento di fermarsi e di capire se stiamo andando nella direzione giusta. E per ora non è così secondo me.”

C’è stato però anche modo di ricordare i meravigliosi momenti della carriera del numero 84, prendendo uno su tutti, il periodo in Ducati:
“sono stati i 3 anni più belli della mia carriera. Mi hanno dato tantissimo, ma non solo la squadra, anche i club ducati in giro per il mondo. Mi hanno dato il senso di quello che per me era il motociclismo.
Ho avuto la fortuna di avere come compagni di squadra nomi enormi, da Bayliss ad Haga, a Chili, che tra l’altro è stato l’artefice del mio approdo proprio in Ducati, facendomi firmare il contratto con loro nel suo stabilimento di Misano.
Senza nulla togliere alla nuova gestione, ma voglio ringraziare la famiglia Flammini. Finchè c’erano loro era una festa continua. Io andavo alle corse anche se non dovevo scendere in pista.
Ho dato tanto al motociclismo, e ho ricevuto tantissimo. E’ una parte della mia vita che si chiude e che porterò con me per sempre.”