Nessun passo avanti, almeno per oggi, per il processo sulla strage del 2 agosto 1980, che vede imputati Paolo Bellini, Piergiorgio Segatel e Domenico Catracchia, visto che i testimoni che avrebbero dovuto essere presenti all’udienza di oggi non si sono presentati. Eppure, c’è molta attesa per l’esito di questo nuovo capitolo della storia giudiziaria sull’attentato alla stazione di Bologna. “Noi vogliamo giustizia, abbiamo dovuto aspettare molto tempo per ottenerla. Tutti quelli che presero parte e pianificarono l’attacco devono rispondere delle loro azioni”. Parole che arrivano dall’Inghilterra: a parlare è Susan Kennedy, sorella minore di Catherine Mitchell, la 22enne studentessa britannica morta nella strage assieme al suo fidanzato, il coetaneo Jon Kolpinski. Susan Kennedy ha parlato per la prima volta pubblicamente della vicenda in un’intervista al Telegraph pubblicata ieri. Catherine e Jon, freschi di laurea, si erano regalati un viaggio in Europa per festeggiare la fine degli studi. Non avrebbero dovuto essere a Bologna il 2 agosto del 1980, ma un cambio di programma dell’ultimo minuto fece sì che si trovassero in stazione alle 10.25 di quella mattina estiva, quando “una bomba piazzata da una cellula terrorista fascista devastò l’affollata sala d’attesa, uccidendoli entrambi assieme ad altre 83 persone, nel più grave attacco terroristico in Europa fino all’attentato di Madrid del 2004”, ricorda il quotidiano inglese
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