Ignazio Ganga, segretario Confederale Cisl, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.
Sul ritorno dei dipendenti pubblici in presenza. “Bisogna evitare decisioni unilaterali –ha affermato Ganga-. Rigettiamo alcune esternazioni, non del ministro Brunetta, che abbiamo letto, ad esempio: i dipendenti tornino a lavorare. Perché finora cos’hanno fatto? I dipendenti in questi mesi hanno lavorato da remoto mettendo a disposizione risorse e tecnologie personali e operando spesso in orari impossibili. Conosciamo lavoratori che hanno operato di notte per avere rete, soprattutto nelle Regioni del sud. Durante i primi 7 mesi della crisi sanitaria l’Inps aveva il 95% degli operatori che operava da remoto, però non si è fermata. Invece stiamo leggendo molte cose inappropriate. Lo smart working va a modificare un modello di lavoro che ci trasciniamo dal 1800, presuppone una rivoluzione culturale anche da parte della dirigenza, ma soprattutto lo Stato deve garantire infrastrutture, connessioni ultraveloci su cui siamo molto in ritardo soprattutto al sud. Questo tema passerà sopra alle teste di ministri e di altri decisori, così come ogni rivoluzione culturale e organizzativa. L’unico modo per riuscire a governare situazioni di questo genere è rimandare al negoziato tra le parti le modalità attraverso cui lo smart working deve essere realizzato. Io eviterei l’individuazione di numeri all’interno di provvedimenti che dicono: smart working non più del 15%”.