Così parlò la Gioconda è un testo divertente, semiserio, e allo stesso tempo profondo. Il lavoro di Carla Cucchiarelli scava nel vissuto, e nei pensieri, della donna più famosa del mondo dell’arte senza annoiare. Idolatrata e bistrattata, musa e sposa, la Gioconda è un groviglio di segreti e misteri, icona affascinante tutt’oggi.

L’appuntamento televisivo

Ne parleremo a Pomeriggio con noi sul canale 264 del DTT, con Vittorio De Bonis, critico d’arte e Giovanna Bozzi, docente di Storia dell’Arte del Direttivo Nazionale ANISA per l’Educazione dell’Arte.

Lisa del Giocondo, fenomeno mai tramontato

“Mi chiamo Lisa Gherardini e posso dirlo ad alta voce, sono nata sotto il segno dei Gemelli, il 15 giugno del 1479 a Firenze, in una piccola casa all’angolo di via Sguazza e via Maggio. Porto il nome della prima moglie di mio padre, morta di parto così come la sua seconda sposa. Complici le stranezze della vita e quelle del destino sono passata alla storia, a quella dell’arte e non solo, con il nome di Monna Lisa, detta anche Lisa del Giocondo o la Gioconda e da qualche parte si scava nella mia tomba per vedere attraverso la prova del dna se io sia effettivamente la donna ritratta da Lionardo. Lo giuro, lo fui. Fui quella donna, quella Lisa, “la dilectam uxorem di Francisci“. Tutto il resto sono bischerate! E ve lo dimostrerò, parola mia.”

I pensieri più intimi di Monna Lisa

La Gioconda, nel bene e nel male, è un volto e un fenomeno strumentalizzato e chiacchierato, per questo l’unica a raccontare la vera versione dei fatti può essere soltanto lei stessa. Così parlò la Gioconda è un lavoro di fantasia, chiarisce molti dubbi sulla sua psicologia e sulle donne del Rinascimento, portando il lettore a sorridere. “Certe volte mi sento soffocare, risucchiata da tanto interesse e volgarità intorno al mio sorriso. Suppongo che nel vostro secolo lo chiamereste attacco di panico, io direi semplicemente che soffro di ansia e sfinimento. Sono stanca. Vorrei un pò di pace, tutto qui. Silenzio, rispetto, indifferenza. Credo mi siano dovuti. Invece sono condannata al vociare pettegolo, al tributo pagato del quadro più famoso del mondo, quello più vilipeso.”