A due anni di distanza (tre se si conta il ritardo Covid) dal sorprendente primo capitolo, con un budget triplicato arriva A Quiet Place II, secondo atto firmato ancora John Krasinski di quella che è diventata a tutti gli effetti una saga dedicata al mondo immaginato dall’ex star di The Office, dove alieni ciechi ma con un udito formidabile si scagliano sugli umani al minimo rumore. Qui Krasinski, chiamatosi fuori dal suo ruolo di capostipite della famiglia Abbott, può dedicarsi a pieno alla regia e al lavoro di sceneggiatura. Il cast è pressappoco lo stesso con l’aggiunta di un Cillian Murphy barbuto e adombrato dalla vita. Il risultato è proprio quel survival movie molto horror che in tanti abbiamo apprezzato nel 2018, non più così stazionario e ingabbiato tra le mura della fattoria ma riproposto in chiave “road”. Emily Blunt, infatti, rimasta sola alla guida del cast, traghetta i tre figli ormai orfani di padre verso un nuovo rifugio. Giunti in un sito industriale abbandonato, si imbattono prima nei mostri richiamati dalle grida di Marcus (Noah Jupe) che finisce col piede in una tagliola e poi in Murphy, vecchio amico che ha perso moglie e figli e aspetta solo la sua ora. Mentre la Blunt cerca di convincerlo a farli restare, Millicent Simmonds capisce che una canzone – Beyond The Sea di Bobby Darin – trasmessa in loop alla radio non è altro che un segnale proveniente da un’isoletta vicina, possibile osasi di pace e vero posto tranquillo, e si avventura (poi raggiunta da Murphy) verso l’ignoto. Questa volta, infatti, la vera protagonista è proprio lei, la figlia maggiore sordomuta che ha chiaramente una marcia in più e una notevole inventiva contro i mostri ereditata dal padre.
Gli effetti speciali sono ancora ottimi, i jump-scare ben dosati, gli alieni rabbiosi non abusati. La regia di Krasinski ampiamente rodata e visivamente efficientissima perché costretta a fare a meno dell’esposizione verbale. Chiaramente, perdiamo gran parte del fattore novità ma nonostante ciò la nuova sceneggiatura (che forse ha in se anche qualche eco del covid) fa il suo lavoro nell’esplorare tutto il pericolosissimo mondo al di là della fattoria, che finora abbiamo solo potuto immaginato. Il tutto preservando e impreziosendo la geniale intuizione iniziale: terribili mostri ingaggiati dal rumore privano i protagonisti dell’urlo, momento liberatorio e soprattutto classico del genere, costretti a soffocarlo se vogliono vivere (ricordiamo a tal proposito nel film del 2018 due sequenze eccezionali: il chiodo nel piede della Blunt e il parto nella vasca). Nel film d’esordio sembrava quasi una storia da blockbuster, ma c’era una evidente autorialità di fondo. Mancava la ricerca spasmodica di spettacolarità che contraddistingue la grande produzione mentre alcuni elementi erano interessanti novità, come l’utilizzo del linguaggio dei segni. Il nuovo sequel, che come impostazione narrativa assomiglia più a una seconda puntata di una mini serie – da qui forse il “secondo atto” – cela in se anche un piccolo prequel. Un’introduzione molto virtuosa tanto da poter essere considerata quasi alla stregua di un corto a se, ci riporta nel “giorno 1” al momento dell’irruzione dei mostri. Dopodiché il racconto riprende da dove l’abbiamo lasciato e progressivamente si snoda in diversi piani d’azione: la missione verso l’isola, la ricerca di provviste della Blunt, Jupe e il neonato lasciati a cavarsela da soli.
In principio Krasinski non pensava nemmeno ad un nuovo film, tant’è che quello del 2018 nel finale risulta piuttosto autoconclusivo. Cosa che di questo secondo atto che fa da ponte, non si può dire. Lo schema delle ultime sequenze rimane più o meno lo stesso, ma con un incasso da oltre 340 milioni di dollari in tutto il mondo – con tutto il fattore pandemia – sembra quasi scontato parlare di una possibile continuazione, tant’è che pare sia già cosa fatta. Certo con un terzo atto, senza l’introduzione di particolari novità il rischio di ripetersi diventa davvero concreto, Krasinski potrebbe forse uscire dall’impasse concentrandosi sugli inizi dell’invasione. In più, come se non bastasse, all’orizzonte sembra esserci addirittura uno spin off, che verrà affidato però a un nome nuovo.