Il visionario Quentin Dupieux torna al cinema con Mandibules, nuova commedia bestiale che vede protagonista una coppia di amici alle prese con una mosca gigante. Presentato Fuori Concorso a Venezia77, arriva nelle sale italiane a un anno dal debutto on demand (avvenuto in piena pandemia) del precedente Doppia Pelle, altro delirio cinematografico del regista francese incentrato su un Jean Dujardin ossessionato dai giubbini in pelle di daino.
“Due uomini e una mosca”, questo l’esplicito sottotitolo italiano, è un sincero inno all’idiozia e all’irrazionalità: Jean-Grab e Manu, due amici sempliciotti, ingenui e sinceramente scemi si offrono di fare una consegna in cambio di una cospicua ricompensa, ‘cinquecento bigliettoni’, una bella sommetta per due nullafacenti squattrinati. Dovranno semplicemente mettersi in macchina, una vecchia Mercedes rubata per l’occasione, e recapitare la valigetta misteriosa a un tale che li aspetta. Lungo il cammino, tra i paesaggi della Costa Azzurra, ovviamente incapaci di resistere alla curiosità apriranno il cofano dove era riposta facendo una sconcertante scoperta. Nel bagagliaio, imprigionato sotto montagne di scotch, alloggia un gigantesco dittero volutamente reso in stile pupazzo da b-movie, e ne restiamo stupiti più noi che i babbei protagonisti. Affatto terrorizzati dall’assurdo ritrovamento, infatti, i due cominciano subito a fantasticare su strani modi per trarne profitto. Ingolositi dalla prospettiva di far soldi facili finiranno per sposare la più folle delle idee, addestrare il grosso insetto al furto. Convinti della necessità di ammaestrare “Dominique” per farne un drone che sappia rubare a comando tutto ciò che desiderano, molleranno valigetta e consegna per dedicarsi al nuovo progetto tra gag, strani incontri e valanghe di sciocchezze.
Non ci sono letture imposte o intellettualismo obbligati, ma è chiaro che dietro al nonsense l’eccentrico Dupieux cela il racconto dei tempi presenti, con esseri umani assorbiti da una società sempre più folle che ha abbattuto il confine tra il “normale” e ciò che non lo è. L’invito è quello di abbandonare le nostre certezze per credere all’impossibile, accettare il delirio che soppianta le convenzioni e il conformismo. In particolare aderendo a questo assurdo viaggio (tra classi), che conferisce una dimensione politica al film traghettandoci dal mondo dei disperati, a cui soprattutto Manu che dorme in spiaggia e ha la trasandatezza del Drugo appartiene, a quello dorato delle ville dei giovani rampolli in villeggiatura. Tra gli incontri dei due minus habens e la loro nuova amica mosca avvolta in una coperta modi E.T., c’è infatti quello con un gruppo di teenager festaioli che si offre di ospitarli nella loro piscina a seguito di un malinteso. L’arrivo sulla scena dei cosiddetti “normali”, affetti da una stupidità ben più crassa e ingiustificata, segna il definitivo trionfo dei folli scenari costruiti da Dupieux. L’ennesimo paradosso è segnato, infatti, dal ricovero di una ragazza di questa ricca congrega, affetta da un disturbo che la costringe ad alzare la voce fino ad urlare per esprimersi. L’unica ad aver inteso le reali intenzioni dei due ospiti scrocconi, che hanno già provveduto a svaligiare il frigo della villa, viene presa per matta e internata come a voler ribaltare la condizione del disadattato e ricondurla proprio a quell’agiatezza rincorsa dagli stessi Manu e Jean-Gab.
A metà tra le tinte pastello di Wes Anderson e i conflitti sociali di Parasite, il nuovo Mandibules certifica il modus operandi del suo regista: partire da un’idea demenziale, come una giacca con le frange o un enorme e buffo insetto – di cui tra l’altro vedremo anche la visione in soggettiva – per farne la perfetta commedia dell’assurdo. A dispetto dei bizzarri soggetti scelti, invece, la durata dei suoi film si conferma molto sobria, 77 minuti. Riguardo al futuro, Dupiuex in una intervista ha lasciato intendere di essere addirittura pronto a un sequel, abbozzando pure il titolo: “Tentacles”, ovviamente!