Il sottosegretario alla Salute Andrea Costa è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta” è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

Sulla situazione covid. “Dobbiamo certamente avere prudenza, senso di responsabilità, ma non dobbiamo trasformare la prudenza in paura, anche perché gli italiani continuano a vaccinarsi, siamo arrivati al 48% della popolazione completamente vaccinata. Con questi ritmi confermo che arriveremo a raggiungere l’immunità di gregge entro fine settembre. Giusto continuare a monitorare e valutare, ma senza allarmismi, oggi le evidenze scientifiche dicono che nei soggetti vaccinati la variante Delta non provoca malattia grave”.

Sul possibile utilizzo del Green pass alla francese. “Sento parlare di modello francese, ma semmai si tratta di ampliare il governo italiano. Per rsa, matrimoni, stadi, fiere e congressi è già previsto l’utilizzo del green pass in Italia, così come l’obbligo vaccinale per i sanitari. Non credo che siamo nelle condizioni di dover rincorrere qualcuno, dobbiamo fare una valutazione. Estendere l’utilizzo del green pass ad esempio ai mezzi di trasporto a lunga percorrenza può essere una buona soluzione. Nei teatri e nei cinema è prevista una limitazione nella capienza, penso che ampliare la capienza e introdurre l’accesso solo con green pass possa essere un’opportunità. Ma arrivare a mettere il green pass per andare al bar o al ristorante stante la situazione attuale mi sembra eccessivo. Prevedo che già nella prossima settimana la discussione possa arrivare ad una sintesi e ad una decisione”.

Sul possibile cambio dei parametri per le zone di rischio. “Non possiamo continuare ad avere come parametro di riferimento il numero dei contagi. Oggi lo scenario è cambiato, dobbiamo valutare con attenzione le ospedalizzazioni e l’occupazione delle terapie intensive. La situazione è dinamica e anche i provvedimenti che vengono presi devono essere dinamici. Giusto valutare anche il numero dei contagi, ma non può più essere quello il parametro principale per determinare le fasce di rischio delle Regioni”.