Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

Sul Green pass. “Non ho mai detto di applicarlo alla francese –ha affermato Sileri-. Io ho detto a maggio: abbiamo un Green pass, facciamolo, per anticipare le riaperture. Parlare oggi di un green pass alla francese ha senso fino a un certo punto perchè con un’Italia ancora tutta bianca e con i contagi ancora bassi può avere un’utilità per i viaggi e per i grandi eventi. Può anche però avere un senso in visione prospettica, ad alcune settimane da oggi. I contagi stanno salendo e quindi noi dobbiamo valutare innanzitutto l’impatto sui nostri ospedali, io credo che sarà un impatto minimo perchè oggi i contagi sono prevalentemente tra giovani e tra non vaccinati, quindi i ricoveri saranno sicuramente meno rispetto a quando nessuno era vaccinato. I parametri devono essere basati sulle ospedalizzazioni dovute ai contagi. Il rischio è che i contagi possano continuare a salire, se nel Regno Unito sono arrivati a superare i 20mila contagi, non vedo perchè l’Italia non debba arrivare allo stesso numero di contagi avendo peraltro meno vaccinati. Se i contagi salgono e non cambiamo i parametri delle zone di rischio è chiaro che qualche restrizione è possibile. Tra la restrizione e avere zero restrizioni grazie al green pass è chiaro che è il green pass lo strumento adatto da utilizzare per gli eventi a rischio di assembramento. Green pass che non è vincolato solo al vaccino, va bene anche il tampone o il test anticorpale per chi ha avuto la malattia. Facendo l’esempio degli stadio io dico: vorrei gli stadi più pieni possibile e più sicuri possibile, per questo il green pass è un’opportunità. Lo stesso vale per le discoteche. Non dico che debba servire per andare al ristorante, ma se a un certo punto dovessimo arrivare a 30mila contagi con gli ospedali che vanno in difficoltà a quel punto cosa faccio metto le restrizioni per i bar e per i ristoranti oppure dico lasciamoli aperti in sicurezza? E’ chiaro che il green pass offre un’occasione in questo senso.  Non chiamiamolo green pass alla francese, chiamiamolo green pass punto. Dev’essere un modo di convivere col virus che in Italia abbiamo già iniziato a sperimentare dalla fine di maggio. La Francia ha una situazione epidemiologica più grave rispetto alla nostra e hanno un’esitazione vaccinale più ampia della nostra”. 

Sui sanitari non vaccinati. “E’ un numero molto molto basso. Qualcuno non può vaccinarsi per problemi di salute, però attenzione: noi abbiamo delle regole abbastanza chiare e rimango della mia idea sul fatto che l’essere sanitario è incompatibile con il rifiuto della vaccinazione. Quando fai il medico e l’infermiere eserciti in un ambiente in cui ci sono persone fragili per malattia. Se tu prendi il virus il pericolo non è solo per te, ma anche per gli altri”. 

Sul caso della festa in pullman della Nazionale di calcio. “Non ne so nulla di eventuali discussioni e quant’altro. Credo sia stato giusto festeggiare perchè è anche un momento per alzare la testa, serve anche questo, quello che mi è dispiaciuto è vedere assembramenti senza mascherina. Non è certo colpa della nazionale e del pullman scoperto, le persone devono avere la massima cautela utilizzando le mascherine. Questo deve servire come monito per dire che serve la mascherina in caso di assembramento. Certo non è colpa nè di Chiellini, nè di Bonucci, nè della Figc”.