Tragicommedia alcolica sulle paturnie della mezza età, Un altro giro, titolo originale Druk (ovvero sbronzarsi), è il film del danese Thomas Vinterberg che ha conquistato la statuetta per il miglior film internazionale agli ultimi Oscar. Il regista, che è anche fondatore del collettivo Dogma ‘95 insieme a Lars von Trier, per la sua ultima opera sceglie una storia atipica e controversa che vede quattro amici sperimentare una strana teoria. Martin (Mads Mikkelsen), professore di liceo, sta attraversando la tipica crisi: con i suoi 55 anni suonati e un matrimonio sulla via del tramonto, si riscopre noioso e apatico, privo di qualsiasi attrattiva persino per i suoi studenti. Non è più quello di un tempo, brillante e appassionato, ora appare spento e deluso dalla vita. È allora che insieme a 3 colleghi, nonché amici di vecchia data, incomincia una terapia d’urto. Bere regolarmente ogni giorno, soprattutto nell’orario lavorativo, per sperimentare e verificare la teoria dello psicologo norvegese Skårderud (smentita da lui stesso) che vuole l’uomo carente di alcol nel sangue fin dalla nascita. Lo studio accademico imbastito dai protagonisti in cerca di avventura ha come scopo dimostrare proprio che sopperendo a questa mancanza, grazie a qualche bicchiere è possibile ritrovare la leggerezza, la creatività e l’ardore nella vita sociale e professione. Ma, ovviamente, andando avanti con l’esperimento si incappa nella solita massima ‘più bevi e più vorresti bere’ e il rischio di degenerare si fa concreto.  

Potente lubrificante sociale o pratica estremamente pericolosa? Questo interrogativo sul bere nel provocatorio film danese non necessariamente trova risposta. Vero è che nonostante il rischio di apparire mal intenzionato e volto a diseducare – soprattutto perché vede la luce in un paese che notoriamente ha un grosso problema con il tema dell’ubriachezza – Un altro giro non si tira mai indietro quando si tratta di celebrare la ritrovata vitalità e gioia di vivere che porta con se l’alzare il gomito. Ma in fin dei conti si tratta solo di un’opera libera e comprensiva, che vuole spiegare in maniera poco ortodossa come non serva abbandonarsi all’incognita del rischio per allentare le maglie della razionalità e dell’autocontrollo che ci impediscono di volare alto. Basta piuttosto mantenersi proprio sotto quei 0,5 grammi per litro evocati dallo studio (che tra l’altro è il limite per mettersi alla guida) per trascorrere piacevoli serate.

Presentato alla Festa del Cinema di Roma, oltre che racconto di una storia a dir poco atipica ed eccezionale è occasione per una grande performance. Nel ruolo di protagonista c’è un Mads Mikkelsen superlativo in pausa da Hollywood (un break durato poco dato che ora è già sul set per sostituire Johnny Depp in Animali Fantastici), qui colto come in un letargo all’inizio del film e lasciato spumeggiante e libero dalle catene sul finale, nel quale sfoggia anche il suo insospettabile talento da ballerino. Potente inno alla libertà di esprimersi e vivere secondo le proprie regole, Un altro giro ha catturato oltre a pubblico e stampa l’attenzione di Leonardo DiCaprio (che sarebbe già a lavoro su un remake americano).