Il Prof. Andrea Crisanti, direttor del dipartimento di Microbiologia dell’Università di Padova, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

Sulla situazione covid. “Non capisco chi dice che adesso bisogna guardare solo i dati di ricoveri e decessi, è come guardare solo i fotogrammi di inizio e fine di un film anziché guardarlo tutto, significa non avere cognizione di ciò che avviene sui territori e andare alla cieca. Se vogliamo avere la percezione su quello che succede è un conto, se invece dobbiamo cambiare i parametri per tranquillizzare le persone è un altro. La Gran Bretagna continua a contare i casi giornalieri e la mortalità è aumentata di 10 volte, quindi non è vero che non succede nulla, parliamoci chiaro. La decisione politica di Johnson è molto pericolosa perché far correre questo virus è molto rischioso, si possono creare nuove varianti più resistenti al vaccino. Questo virus è ad un passo da quella situazione perché è un virus a elevata trasmissibilità che è in grado di far ammalare chi ha fatto una sola dose e in piccola parte anche chi ha fatto le due dosi. La Gran Bretagna sta assumendosi un grande rischio, il problema è che il rischio lo prendono anche tutti gli altri Paesi. Vedere 60mila spettatori a Wembley dà un’idea rassicurante di normalità, ma si è data un’ulteriore opportunità al virus di diffondersi. Queste sono decisioni politiche”.

Sulla variante Delta. “Se uno è vaccinato con una singola dose può sviluppare una malattia anche grave sebbene con frequenza minore rispetto a un non vaccinato. Se uno è vaccinato con due dosi l’effetto della vaccinazione diminuisce del 30% secondo i dati di Israele”.

 

Sulla strategia anti covid. “Ci sono Paesi che sono covid free pur non avendo vaccinato la popolazione in massa, come la Nuova Zelanda e la Corea del Sud che hanno semplicemente implementato politiche per limitare la trasmissione del virus. A Singapore c’è stato un focolaio in un aeroporto ed hanno testato tutte le persone potenzialmente coinvolte nell’attività dell’aeroporto e l’hanno bloccato il focolaio. Noi invece pensiamo che coi vaccini si risolve tutto, ma non è così. Un virus che cambia come questo basare tutto sui vaccini a mio avviso non avrà l’effetto sperato, perché non abbiamo la capacità di aggiornare i vaccini alle varianti alla velocità con cui cambia il virus. Per riformulare il vaccino ci vogliono un paio di mesi e mezzo anno per distribuirlo, nel frattempo il virus ha galoppato. Una cosa è vaccinare centinaia di migliaia di persone all’anno per l’influenza, altra cosa è vaccinare ogni anno decine di milioni di persone. Quando l’Inghilterra ha lanciato l’allarme su questa variante dovevamo impedire che arrivasse in Italia, con i controlli in entrata e in uscita. Ma il problema è europeo, perché se ogni Paese fa come gli pare e in Italia ogni regione fa come gli pare, diventa un casino incredibile”.