Con il recente arresto del boss Rocco Morabito, la lotta alla criminalità organizzata è tornata al centro delle cronache. Il fenomeno è stato approfondito a “Crimini e Criminologia” su Cusano Italia TV con il giornalista Klaus Davi, il quale ha rivelato le sue nuove inchieste sulla ‘Ndrangheta.
Intervistato da Fabio Camillacci, Klaus Davi ha affermato: “Ora sto conducendo un’inchiesta su due filoni a Milano e uno a Reggio Calabria. La ‘Ndrangheta è sempre più radicata nel Nord Italia ma nessuno ne parla. In particolare a Milano queste organizzazioni criminali sono sempre più infiltrate e controllano lo spaccio di cocaina di cui i miei concittadini milanesi sono assatanati a tutti i livelli sociali; non a caso Milano è la città italiana col più alto consumo di cocaina. Ovviamente, non se ne parla perchè l’uso di cocaina è altissimo nell’alta borghesia, quindi se se ne parlasse si andrebbero a toccare certi equilibri intoccabili: banche, editoria, lo Stato e tutto il resto. A oggi il ‘pippare’ è quasi uno stato sociale. Quindi sto indagando su due famiglie di ‘Ndrangheta radicate a Milano: la famiglia De Stefano, nello specifico il ragazzo De Stefano pupillo della storica famiglia del clan. Sono riuscito a ricostruire la sua attività criminale qui a Milano di cui l’indagine ‘Malefix’ della Polizia di Stato che lo ha arrestato, non parla. Io invece grazie a testimonianze di gente che andava in un certo ristorante milanese di cui il De Stefano era proprietario occulto, racconto il suo percorso criminale nel dettaglio. Non a caso ho già ricevuto una pioggia di querele e diffide ma non mollo e vado avanti. E poi indago sulla famiglia Mancuso che a Milano ha circa 100 affiliati, e di molti di loro ho già fatto nomi e cognomi; 100 affiliati militarmente organizzati per fornire di cocaina tutto il nord Italia. Aggiungo che invece sul filone reggino cioè di “Mamma Reggio”, mi sto occupando del quartiere residenziale Pellaro dove sono in corso dei contenziosi tra due famiglie molto potenti: la Malacrinò e la Barreca in guerra tra loro per storie di mafia, contrapposizioni, controllo del territorio e sesso. Ecco sul sesso voglio dire una cosa, lo Stato italiano ha fatto due palle così a Silvio Berlusconi per 4 cene e qualche ‘bunga-bunga’, invece quando si tratta di parlare della sessualità di boss mafiosi che fanno orge di tutti i tipi, e sottolineo di tutti i tipi senza entrare nei dettagli, il nostro Stato usa il pudore. Su questa sorta di ‘Dynasty criminale’, su una di queste due famiglie c’è già un’indagine della Dda, mentre sull’altra lo Stato finora non interviene ma sa tutto e da un momento all’altro potrebbe tirar fuori la zampata. Intanto, con l’arresto di Rocco Morabito viene a mancare un grosso punto di riferimento criminale e carismatico, un uomo che parla 5 lingue; certo il sistema ‘Ndrangheta resta in piedi ma l’arresto di Morabito è stato un duro colpo. Io ho conosciuto Morabito nei primi anni 90 nella ‘Milano da bere’, quella della super moda, del glamour e dei locali notturni e lui aveva un tavolo fisso al ‘Nepentha club’ e colpiva perchè oltre a essere elegantissimo, aveva intorno le modelle più belle e già allora era il pusher di tutta Milano bene e lui parlava correttamente inglese e portoghese. Un pensiero finale sui beni confiscati alle Mafie per dire che il lavoro delle Procure è eccellente, il problema è che quando il bene entra nella gestione entra di fatto nelle mani della burocrazia per cui ti ritrovi città come Reggio Calabria dove solo una parte dei beni confiscati viene riutilizzata, e una gran parte no. Se tu togli una villa al boss di una grande famiglia e poi non la riutilizzi è comunque una vittoria della Mafia. Purtroppo molti Comuni del Sud non hanno i mezzi per rivalutare questi beni confiscati alle Mafie”.