Dopo Sicario, Hell or High Water, l’acclamata serie Yellowstone e il nuovo Senza Rimorso, lo sceneggiatore e regista Taylor Sheridan torna dietro la cinepresa con l’adattamento del romanzo Quelli che mi vogliono morto, un thriller d’azione vecchio stile da gustare on demand che insiste sulla figura del pompiere eroe, dopo il World Trade Center entrata a gamba tesa nel genere action.
La storia si snoda lungo tre binari per poi convergere. In Florida un’esplosione sospetta segna l’inizio di una caccia all’uomo, l’abitazione di un politico trasformatasi in rogo suona come un pauroso avvertimento per Owen e suo figlio Connor che pure sono a conoscenza di alcune delicatissime informazioni. Due killer gli si mettono alle costole decisi a finire il lavoro e mettere tutti a tacere. Dal golfo del Messico ci spostiamo poi nelle foreste del Montana, meta dei due fuggiaschi e casa dell’indomita Hanna (Angelina Jolie), capo di una squadra di pompieri paracadutisti che si lanciano tra le fiamme quando gli idranti non bastano più e le cose per qualcuno si mettono male. Ma la nostra eroina, a causa di un incidente in servizio, attualmente è relegata in cima a una torre di vedetta in mezzo al bosco lontana dall’azione, o almeno così crede. Poi c’è Ethan (Jon Bernthal), vice sceriffo locale tutto d’un pezzo che pur aspettando il suo primo figlio non ha paura di mettersi in gioco. L’arrivo dei fuggitivi con a seguito i propri aguzzini scatenerà una guerra all’ultimo sangue nella piccola comunità, coinvolgendo i due in prima persona.
Con un target adulto e un budget nella media è un racconto classico, quasi vintage, radicato nel genere e per certi versi appagante come i film USA di una volta, che non pretende certo di stupire per originalità ma ha la segreta ambizione di essere qualcosa di più, sfoggiando una sensibilità atipica in alcuni passaggi. Alterna sullo schermo dei sicari professionisti, determinati ma anche molto provati, il bambino in pericolo dalle tante risorse, il padre di famiglia e uomo di legge, l’eroina che ha vissuto un dramma e vuole riscattarsi. L’eroismo, infatti, è sempre dietro l’angolo e ogni personaggio ha la sua occasione per fare la differenza contro il crimine. L’intrigo che c’è dietro la scia di cadaveri e la mission degli assassini è, invece, lasciato completamente in secondo piano, se non in terzo. Una rappresentazione di maniera lo liquida accennando solamente senza entrare nel dettaglio. Non sapremo mai nemmeno quale sia il vero oggetto dei segreti in possesso di padre e figlio, che muovono la cospirazione.
L’elemento di novità, metaforico quanto reale – che viene comunque trattato superficialmente e poco sfruttato – è la presenza livellatrice del fuoco puro e devastante, una sorta di convitato di pietra a cui è facile affibbiare significati mentre meno facile è controllarlo. Da diversivo a protagonista indiscusso di un epilogo un po’ stucchevole, l’inferno di fuoco dopo le sequenze d’apertura torna a prendersi la scena riportando la giustizia, e dando una spinta a quei buoni che sappiamo di dover vedere trionfare fin dall’inizio.