Sergio Cofferati è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

Sull’accordo governo-sindacati sui licenziamenti. “Non è un accordo, è una presa d’atto –ha affermato Cofferati-. Il testo firmato a Palazzo Chigi si intitola presa d’atto quindi non ha nessun effetto deterrente, nessun valore. Io da sindacalista non ho mai visto niente del genere. E’ una forma assolutamente inedita che peraltro porta alla riattivazione della possibilità di licenziare senza che vi sia nessuna possibilità di contrastarlo, quindi è assolutamente inefficace dal punto di vista dei lavoratori e libera le mani alle imprese. Da qui ad ottobre avremo aziende piccole e grandi che decideranno di licenziare delle persone perché possono farlo. Bisogna trovare le soluzioni del caso, che non sono i licenziamenti. Ci sono strumenti usati in passato che potevano essere riproposti, come il prepensionamento. Non risolvevi il problema, ma ne riducevi la dimensione. Poi servono le politiche attive del lavoro, per formare il lavoratore perché possa svolgere un’altra attività. Di tutto ciò non si è nemmeno provato a discutere, si è tenuto lì il blocco dando argomenti a chi diceva che era inutile e dannoso, e poi al dunque con la stessa disinvoltura si è deciso di togliere il blocco chiedendo ai sindacati di prenderne atto”.

Sulle riforme. “Nelle ultime 3 righe del documento c’è un riferimento alle politiche del lavoro, agli ammortizzatori, ma non c’è una data e non c’è un Euro. Vorrei sapere quanto viene investito, quando saranno discusse con le parti sociali, quando saranno approvate, di tutto ciò non c’è traccia e anche questo è un inedito. Quello che mi impressiona non è la polemica contro il sindacato, ma l’atteggiamento del governo che non ha prodotto alcun che per affrontare in concreto i problemi occupazionali che deriveranno dalla fine del blocco dei licenziamenti. Si parla da mesi delle risorse che arriveranno dall’Europa, sono tantissimi soldi, ci sono discussioni sul dove collocarli, meno su come spenderli, ancor meno su quello che potrebbe essere l’effetto dell’uso di queste risorse. Se introduci una nuova tecnologia, questa riduce la quantità di lavoro e la fatica nel lavoro, ma non crea automaticamente nuove occasioni. Il governo non ci ha ancora detto nel dettaglio dove questi investimenti verranno fatti, non c’è una parola sul lavoro che verrà interessato da questi investimenti. Il governo deve presentare un piano dettagliato di cosa vuole fare con i soldi del Pnrr e contemporaneamente mettere in dettaglio quali saranno le conseguenze sul lavoro e come intende gestire queste conseguente. L’occupazione non si recupera soltanto aumentando i consumi, ci saranno fasi transitorie che potranno diventare anche drammatiche”.