Estrella, la dolce bambina con il sogno nel cassetto di diventare una stilista affermata, Crudelia, il suo alter ego imprevedibile, geniale, folle e creativo. Dualismo che si esprime proprio nell’iconica capigliatura a tinta black and white. Ma è il lato scuro quello che tende a prendere il sopravvento ed è moto di tutta la storia: espulsa dalla prestigiosa scuola a cui era iscritta, con il suo comportamento indisciplinato la curiosa protagonista costringe la madre disperata ad imbarcarsi per Londra in cerca di una nuova sistemazione. Nel tragitto si fa tappa nella villa della Baronessa, guru della moda e regina dei party, dove accade l’irreparabile. Crudelia, infatti, trova il modo di rovinare la festa provocando un baruffa che costerà la vita a sua madre, spinta (involontariamente?) dai tre dalmata della padrona di casa giù in uno strapiombo. Ritroveremo Estrella anni dopo, ormai giovane donna che tira avanti con truffe e furterelli insieme ai fedeli amici Horace e Jasper, sempre pronta, però, a scatenare il suo vero io e irrompere nel mondo della moda in cerca di riscatto.

Un’antieroina bipolare alle prese con un doloroso passato, questa è la nuova Crudelia di casa Disney che ha ora il volto di Emma Stone. Le passa il testimone direttamente Glenn Close, la prima ed ultima ad avere assunto le sembianze della celebre villain nel corso degli anni. Va detto, però, che il nuovo live action ha ben poco a che spartire con il passato, è infatti un prequel tutto nuovo de La carica dei 101 nonché origin story per una grande ‘cattiva’ dell’animazione che aveva bisogno di una rispolverata. L’emarginazione e la stravaganza possono essere il sale di una determinazione aggressiva e una spietatezza senza eguali. L’abbiamo visto nell’acclamato Joker di Todd Phillips – da cui il film della casa di Topolino non nega di trarre ispirazione – e sembra una buona giustificazione anche per la perfidia da sempre espressa da questo personaggio, qui rivisitato con un taglio dickensiano e più politicamente corretto. La pelliccia di dalmata è, infatti, sintetica essendo diventata la nostra protagonista un’amante dei cani, e la tipica sigaretta è stata del tutto abbandonata. Perfino Roger e Anita che intravediamo nel finale, ora hanno la pelle di un colore diverso. Ma tralasciando l’aggiornamento della messa in scena che ora segue canoni diversi, anche il plot è stato completamente riscritto. Un po’ come per Harley Queen, citata tra l’altro in alcuni look, gli antagonisti sono ben altri. Qui lo scontro è tra la vecchia e la nuova leva, l’insensibile baronessa (della moda) contro la vulcanica Crudelia che si prepara a creare scompiglio sulla scena londinese, da vera outsider. 

Siamo in dei coloratissimi 70s con atmosfere molto punk, i costumi sono spaziali, mentre i digital effects richiesti dalla tanta azione un po’ meno. Fantastica la colonna sonora che mette insieme i più grandi (Beatles, Rolling Stones, Queen, Clash, Deep Purple, David Bowie e altri ancora). Il regista Craig Gillespie, già autore di Tonya, affiancato da altri esperti conoscitori di storie dalle ambigue protagoniste femminili, dissemina il film di omaggi e citazioni. Il personaggio malefico di Emma Thompson, la Baronessa, mette in scena la stessa ferocia e arroganza della Streep in Il diavolo veste Prada, di cui Crudelia mantiene la sceneggiatrice. Stesso discorso vale per La Favorita, che vedeva pure la Stone alle prese con una dinamica molto simile.

Primo blockbuster Disney ad uscire in pandemia, conferma il trend degli ultimi anni: i cattivi, o meglio le cattive, poi tanto cattive non sono. C’è, anzi, un gran lavoro di scrittura in atto per riscattarle, basti pensare a Maleficent.