Danilo Toninelli, senatore del M5S, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.
Sul suo libro “Non mollare mai”. “Gli attacchi e il dileggio sono stati enormemente fastidiosi, ma li ho sopportati, ma non ho mai pensato di mollare per colpa di questo, ho pensato di mollare quando non sono riuscito a bloccare il Tav e a revocare la concessione ai Benetton –ha affermato Toninelli-. I dossier erano pronti, ma vinse Salvini, il M5S si indebolì e non riuscimmo a fargli mettere una firmetta. I giornali di destra hanno detto che nel mio libro faccio la vittima, ma mai una volta che mi attaccassero su qualche provvedimento, mi attaccano sempre sulle minchiate, sulla persona, ma mai su quello che ho fatto. E’ difficile raccontare tutto ciò che è accaduto intorno a me. Nella prima legislatura, quando ero alla Camera, ero definito da alcuni organi di stampa l’uomo regolamento, quello che scriveva le riforme, la legge elettorale, ecc… Poi appena sono diventato ministro sono diventato il bersaglio di attaccare, ma mai mi hanno attaccato sulle cose fatte. Qualche imprecisione l’ho fatta, ma sono arrivati a costruirle le gaffe pur di attaccarmi, soprattutto dopo che è crollato il Ponte Morandi e ho detto di voler mettere le cose apposto nell’ambito delle concessioni, dove girano decine di miliardi di euro l’anno. Perché mi hanno fatto fuori? Non ho mai partecipato a nessun dibattito sulla formazione del governo Conte 2, ho appreso dal tg di Mentana l’elenco dei ministri, quindi non so dire cosa sia successo. Il mio rammarico è non aver chiuso fino in fondo alcuni dossier, come quello della revoca delle concessioni ai Benetton. Gli errori dei miei colleghi di Movimento è che troppo spesso si sono affidati a quell’esperienza di sistema, di salotto, io ho sempre avuto collaboratori che venivano da fuori, con le mani libere e con la voglia di fare. La debolezza del Movimento è stata quella di aver dato troppa importanza alla reputazione mediatica da cui dovrebbe tendenzialmente derivare il consenso”.
Sulla leadership del M5S. “C’è bisogno di un leader mantenendo però ben salde le nostre fondamenta, che sono state messe a rischio in questo periodo per il problema che abbiamo avuto con Rousseau e Casaleggio. Stiamo litigando, in una maniera quasi incomprensibile. Perdere Rousseau e Davide è un dolore enorme, ma la democrazia diretta deve rimanere, così come la partecipazione dei territori, l’etica, i valori che ci hanno caratterizzato fin dall’inizio. Sono convinto che il Movimento tornerà forte, è un bene nazionale perché sugli argomenti etici più importanti è l’unico che dà l’anima”.