Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

Sulla situazione covid. “Stiamo assistendo ad un crollo di tutte le curve, soprattutto quella dei ricoveri, grazie anche all’effetto di copertura dei vaccini nelle fasce più fragili. Uno degli elementi critici in questo momento è il tracciamento, bisognerebbe potenziarlo, però se le Regioni trovano più casi rischiano di uscire dalla zona bianca. Servirebbe un piccolo aggiustamento di questa normativa che incoraggi le Regioni a potenziare il tracciamento anziché scoraggiarlo”.

 

Sulle critiche ai virologi. “Mi sembrano dei discorsi di lana caprina. Io mi sono sempre basato sui numeri e sul principio di precauzione. Una cosa è fare catastrofismo, altra cosa è ipotizzare traiettorie dell’epidemia, se poi le cose vanno bene tanto meglio. Ci sono stati 4 elementi che hanno giocato a favore di questa situazione: vaccini, riaperture graduali, l’effetto stagionale e i comportamenti individuali. Mi sembrano poco rispettosi gli attacchi verso chi ha fatto divulgazione in questi mesi”.

Oltre 3 milioni di over 60 ancora senza prima dose di vaccino. “La campagna vaccinale sta andando molto bene, siamo poco sopra i 500mila come media settimanale. L’unica grande criticità rimane quella sacca di persone tra i 60 e 79 anni che ancora non hanno ricevuto la prima dose. In questa fascia bisogna procedere con la chiamata attiva attraverso i medici di famiglia, in modo da capire i motivi per cui queste persone non vogliono vaccinarsi”.

Sull’estate. “Rispetto all’anno scorso abbiamo un elemento in più che è rappresentato dal vaccino, però a questo non dobbiamo sottrarre gli altri elementi di precauzione. La situazione è in netto miglioramento, però serve cauto ottimismo e non deve passare il concetto di tana libera tutti”.

Sulla variante indiana. “La variante indiana presenta un problema: ci si può infettare tra la prima e la seconda dose, in particolare col vaccino Pfizer. Noi ancora abbiamo solo un 1% di casi legati alla variante indiana. La strategia di posticipare la seconda dose di Pfizer potrebbe non essere stata una buona idea, ma in ogni caso certe decisioni possono essere riviste”.

Sull’origine del covid. “E’ un argomento che mi appassiona molto poco. A me piace studiare le ragionevoli certezze scientifiche più che le ipotesi più o meno fantasiose, chi di dovere farà le sue valutazioni”.