L’ex magistrato Gian Carlo Caselli è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.
Riguardo al dibattito sulla giustizia. “In questi giorni il dibattito ha assunto punte velenose, perché è inquinato dai casi Palamara e Amara –ha affermato Caselli-. Il primo crea un sistema di cui è protagonista principale e poi lo racconta nei libri e nei vari talk show come vittima. Il secondo mette delle esche per cercare di invischiare mezzo mondo, in particolare la magistratura. Questo comporta il pericolo che le riforme necessarie possano essere adoperate da qualcuno come clava, come regolamento di conti con la magistratura. La magistratura ha difetti, ha sbagliato alcune cose, la stragrande maggioranza dei magistrati però è per bene, però a qualcuno l’indipendenza della magistratura dà fastidio perché qualcuno vuole perseguire i propri interessi senza che qualcuno gli dia fastidio e vuole mettere i pm in un cantuccio, come nei tempi in cui la magistratura era un blocco unico con il potere.
Sulla riforma della giustizia. “Bisogna intervenire innanzitutto sui tempi del processo che sono biblici. Il problema è vedere se le riforme prospettate sono praticabili. C’è un punto, il processo d’appello, che deve essere prima degli altri riformato. Le statistiche ci dicono che in appello si brucia il 48% dei tempi del processo, allora è qui che bisogna intervenire. Io ho proposto l’abolizione dell’appello, perché in tutti i Paesi del mondo che hanno un sistema basato su rito accusatorio, di gradi ce ne sono soltanto 2, da noi sono una decina. Se non introduciamo dei freni, dei filtri, qualcosa che selezioni il grano dall’olio, saremo sempre da capo a dodici”.
Sul Csm. “I magistrati devono guardarsi allo specchio, il Capo dello Stato ha parlato di tasso etico diminuito e non è poco. Se l’eticità, la responsabilità etica dei magistrati è di basso livello bisogna guardarsi allo specchio e risalire la china. Poi serve una riforma del Csm. Le correnti sono nate come veicolo di cultura, di confronto, di trasmissione di idee e hanno svolto una funzione importantissima, hanno eliminato la separatezza della magistratura rispetto al sociale, non più una magistratura che giudica chiusa in una torre d’avorio. Poi però le correnti sono degenerate, sono diventate strumenti di potere, di conquista di potere, di dominio del Csm che è diventato organo di affermazione di certe cordate, basando il tutto sul criterio orrendo dell’appartenenza. Tutto questo deve cessare. Difficile trovare rimedi, io personalmente ho indicato una possibile soluzione che però non è stata presa in considerazione. Contro lo strapotere delle correnti secondo me il progetto Bonafede era abbastanza funzionale, il nuovo progetto Lattanzi non lo conosco ancora e non so dire. La mia idea è che bisogna fare delle primarie, coloro che vogliono candidarsi al Csm devono sottoporsi a delle primarie a cui partecipino non soltanto i magistrati ordinari, ma anche quelli onorari e il personale ausiliario, oltre ad una rappresentanza dell’avvocatura. In questo modo avremo una platea che non ha nulla a che fare con le correnti. Così avremo una rosa di candidati espressa con totale libertà dalle correnti. E poi la nomina dei direttivi dovrebbe avvenire con la consulenza di estranei alla magistratura, enti specializzati per la valutazione dei dirigenti. Questo potrebbe liberare da incrostazioni il Csm”.