L’avvocato Felice Carlo Besostri, costituzionalista ed ex senatore dei Ds, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.
Sui vitalizi ai condannati. “E’ chiaro che all’uomo comune della strada fa specie che un condannato per reati contro la PA possa godere del vitalizio. C’è un aspetto paradossale, cioè che questo è stato possibile grazie al taglio dei vitalizi ai parlamentari non condannati. Prima il vitalizio non era considerato una pensione, non si applicavano le norme sulle pensioni e c’era la regola secondo cui a chi era interdetto dai pubblici uffici si poteva sospendere il vitalizio. Per poter tagliare i vitalizi è stato necessario equipararli alle pensioni. Una volta che diventa pensione si applicano le regole sulle pensioni, non può essere revocata una pensione a causa di condanne. Chi di spada ferisce di spada perisce. Io sono sempre stato contrario all’equiparazione dei vitalizi alle pensioni. Non è un lavoro quello di fare il parlamentare, è una pubblica funzione costituzionale che tra l’altro ha una tutela particolare perché il parlamentare rappresenta la nazione senza vincoli di mandato, deve essere completamente indipendente. La via maestra se si volevano regolamentare i vitalizi era quello di farlo attraverso una legge, però con legge non si sapeva se si riusciva a farlo velocemente e in tempo, allora hanno deciso di farlo con una deliberazione degli uffici di presidenza di Camera e Senato, questa scelta ha comportato che se qualcuno voleva fare ricorso poteva andare solo dal giudice speciale”.