Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.
Sulla salita dell’indice Rt. “L’ultimo report dell’Iss rileva una lievissima risalita prevalentemente a carico di 7 Regioni, difficile dire adesso se questo possa essere motivo di preoccupazione, sicuramente sappiamo che l’indice rt è il primo indicatore a crescere in caso di risalita dei casi –ha affermato Cartabellotta-. Potrebbe essere dovuto ad un incremento dei casi tra i bambini tornati a scuola subito dopo Pasqua. Adesso vedremo cosa succederà verso la metà di maggio, quando si valuteranno gli effetti di un’Italia tornata quasi completamente gialla. Adesso si intrecciano due forze, in una sorta di tiro alla fune: da una parte ci sono le ormai poche misure restrittive, i comportamenti delle persone e la campagna vaccinale, dall’altra ci sono i contatti sociali. Tra le due forze bisogna vedere quale prevarrà. Va detto che ci sono ancora le zone a colori, quindi l’idea delle riaperture irreversibili vale se non ci sarà una ripresa dell’epidemia. C’è un desiderio di libertà che lascia identificare il colore giallo come un liberi tutti, ma ci vogliono tutte le precauzioni del caso anche perché andiamo incontro all’estate che tutti vorremmo vivere con serenità e che è fondamentale per la ripresa del turismo. La campagna vaccinale aiuta, dobbiamo ricordare che sono state vaccinate soprattutto le fasce più anziane, quindi l’impatto a breve termine sarà soprattutto sulle ospedalizzazioni e sulla malattia grave, per vedere un effetto sui contagi bisognerà avere una copertura più ampia”.
Sul Pnrr e la sanità. “Abbiamo sollevato una serie di perplessità partendo da un principio di carattere generale: l’obiettivo di questa missione è mettere delle pezze al SSN o di porre le basi per un vero e proprio rilancio? Dal punto di vista dei principi generali gli investimenti sul territorio sono ineccepibili, così come gli investimenti sulla tecnologia, quello che manca nel Pnrr è una sorta di lettura trasversale delle criticità del Pnrr. Se è vero che c’è scritto abbastanza bene cosa bisogna fare, non è chiaro come bisogna farlo. Ad esempio c’è bisogno di un incremento di personale, che però non può essere pagato con le risorse del Pnrr. Auspico una grande stagione di riforme strutturali che non si vedono nel piano. Speriamo che nella parte applicativa del piano queste cose possano essere migliorate”.