Il tragicomico viaggio on the road di due amici, Chris e Bud, che a bordo dell’auto rubata alla pericolosa sorella criminale di quest’ultimo, Trina, attraversano la Florida con direzione New York tra assurdità e disastri vari solo per poter rivedere quella che una volta era la loro cotta del liceo. La trama del nuovo film comedy Netflix, Bad Trip di Kitao Sakurai con protagonista il comico Eric André – girato tutto con telecamera nascosta – è quanto mai essenziale. Tutto, infatti, è costruito attorno alla reazione e all’eventuale complicità del pubblico coinvolto nelle varie candid camera, punto di congiunzione tra realtà e fiction, vittima inconsapevole di scherzi dal divertimento sguaiato e spesso sessualizzato. Dai produttori di Jackass e Nonno scatenato, un’ironia non per tutti.
Ma con il pubblico giusto la risata è assicurata, la vera criticità sta, piuttosto, nell’adozione della giusta miscela tra candid e finzione cinematografica, un ibrido non facile da equilibrare. Ciò che serve è una storia verosimile e degli scherzi altrettanto credibili in modo da suscitare nelle persone l’effetto desiderato. E su questi due punti Bad Trip si prende dei rischi.
Portare le candid camera al cinema è un’operazione quanto meno pionieristica ma con buone chance di successo, l’ultimo caso eclatante è l’amatissima saga che vede Sacha Baron Cohen nei panni di un improbabile giornalista kazako. La differenza è che Cohen – al quale tra l’altro André ha mostrato il film in anteprima – con Borat punta il dito contro l’America contemporanea, mentre in Bad Trip non c’è alcuna volontà di fondo se non quella di scioccare e possibilmente divertire ad ogni costo lo spettatore con situazioni trash moralmente deplorevoli. Sequenze con getti di vomito, finti rapporti sessuali con animali, improbabili trappole cinesi, gag che creino il panico spingendo sempre più in alto l’asticella, un umorismo demenziale e una comicità estrema che per certi versi ricordano l’opera di Seth MacFarlane.
E ovviamente, come da tradizione, con le candid camera non possono mancare le reazioni delle vittime una volta svelato il trucco, tutte raccolte in coda al film. Sono proprio queste “reaction” che più ci sorprendono e, pur non volendo, ci fanno riflettere. Se Borat con i suoi scherzi evidenzia le contraddizioni all’interno della società americana, gli ignari passanti messi in mezzo dai protagonisti di Bad Trip si dimostrano incredibilmente disponibili, tolleranti, ragionevoli, non proprio in linea con gli USA che ci vengono raccontati. Quando Chris sconvolto va ad uno stand dell’esercito dicendo di volersi arruolare perché vuole morire, l’uomo in divisa cerca di convincerlo a lasciar perdere. Verso il finale, quando Trina minaccia di buttarlo giù dal tetto di un edificio un gruppetto di persone dalla strada cercano di negoziare con lei per salvarlo. Ovunque vadano, gli sventurati personaggi trovano un’America disposta ad aiutarli.