Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.
Sulla campagna vaccinale. “Facendo il bilancio del primo trimestre 2021, le consegne di fatto sono state chiuse ufficialmente domenica 4 aprile e abbiamo avuto il 90% dei vaccini previsti nell’ultima versione del piano vaccinale che erano 15,7 milioni ne sono arrivati 14. La prima versione del piano ne prevedeva 28,3 milioni. L’altro problema che è emerso dalla nostra analisi è che, siccome la scadenza è fissata al livello del trimestre e non del mese, quasi un terzo delle dosi è stato consegnato nelle ultime due settimane, speriamo ci sia una omogeneizzazione della consegna. Il terzo collo di bottiglia è quello delle somministrazioni che vanno un po’ in ordine sparso a seconda delle Regioni, però si prevedevano 300mila entro il 23 marzo, solo la scorsa settimana abbiamo raggiunto 300mila e solo in alcuni giorni, c’è sempre un crollo la domenica e servirebbe altro personale. Riguardo alle 500mila somministrazioni al giorno entro il 15 aprile, al momento i numeri non ci sono. La prima determinante sono le consegne, adesso vediamo come si metteranno le consegne in questo mese di aprile, sappiamo che di J&J arriveranno meno dosi rispetto a quelle previste. Curevac non ha ancora completato lo studio di fase 3 ed effettuato la domanda di approvazione all’Ema. Abbiamo richiesto un calendario pubblico delle consegne, perché al momento abbiamo solo la quantità di vaccini prevista in un arco trimestrale”.
Sulla diffidenza verso Astrazeneca. “Dopo la prima sospensione c’è stato un piccolo contraccolpo, ma immediatamente superato. Adesso, dopo l’ultima revisione di Ema, credo si stia diffondendo una diffidenza ulteriore nei confronti di questo vaccini, soprattutto per i cambi di età, prima era per giovani, ora per anziani. Gli studi sul campo hanno dimostrato che Astrazeneca va molto bene anche per gli anziani, nel frattempo è emerso che questi rari episodi trombotici riguardano soggetti al di sotto dei 70 anni. Per questo ora Astrazeneca è diventato prevalentemente un vaccino per gli anziani, anche se non vi sono controindicazioni per i giovani. Bisogna abituarsi, anche dal punto di vista della comunicazione pubblica, a spiegare gli elementi che condizionano questi cambi di rotta che sono frutto di una valutazione sul campo del vaccino. Se non si spiegano bene le cose, si crea una sfiducia nella popolazione e si rallenta la campagna vaccinale, cosa che non possiamo permetterci in questo momento”.
Sui dati e le riaperture. “Da una decina di giorni si intravede l’appiattimento e l’inizio della discesa della curva dei ricoveri e delle terapie intensiva, ma i numeri sono ancora alti e la discesa sarà molto lenta. In questo momento la copertura vaccinale degli over 80 è a buon punto, ma non quella degli ultrasettantenni, che è la fascia che rispetto alle ospedalizzazioni paga il prezzo più elevato, mentre quella degli over 80 la paga rispetto ai decessi. Questa attenzione serve a ridurre l’impatto sugli ospedali, sul virus abbiamo un’enorme quantità di popolazione che difficilmente potrà essere vaccinata entro l’estate, quindi dovremo continuare a tenere le mascherine. La priorità è rallentare il flusso di pazienti in ospedale che può permetterci di allentare le misure restrittive”.