Roberto Gusinu, direttore sanitario Azienda ospedaliera universitaria senese, è stato ospite del programma “L’imprenditore e gli altri” condotto da Stefano Bandecchi, fondatore dell’Università Niccolò Cusano, su Cusano Italia Tv (canale 264 dtt).

 

Sugli anticorpi monoclonali. “Abbiamo iniziato questa cura ieri, il primo paziente che aveva i requisiti per il reclutamento è stato trattato nel primo pomeriggio, ha fatto nel giro di un’ora la somministrazione degli anticorpi e poi è stato successivamente valutato per un’altra ora in osservazione e poi è tornato al suo domicilio –ha spiegato Gusinu-. Ci sono delle caratteristiche per cui i soggetti possono essere reclutati. Innanzitutto è necessario considerare che il soggetto non abbia la malattia in fase avanzata, i pazienti infatti devono essere trattati entro i primi 10 giorni dalla positività. Chiaramente dobbiamo considerare che non tutti possono accedere a questo tipo di cura, sono soggetti di età superiore ai 12 anni, non ospedalizzati e che abbiano quei fattori di rischio individuati come aggravanti per lo sviluppo della malattia, parliamo quindi di pazienti diabetici, ipertesi, persone dializzate, con malattie cardiache o problematiche di immunodeficienza. I soggetti reclutabili vengono valutati tali dai medici delle unità che sono preposte alla valutazione dei soggetti covid-positivi, se riscontrano le caratteristiche adatte chiamano il nostro centro, si confrontano con il nostro infettivologo, e se è confermata la possibile idoneità viene portato in ospedale, trattato e poi successivamente ripreso in carico sia dai medici del territorio sia dai nostri infettivologi”.

Sull’uso dei monoclonali. “Ci sono diversi fattori per cui non sono ancora molto utilizzati, sicuramente i costi rientrano tra questi fattori. Ma dobbiamo considerare che si tratta di terapie nuove, bisogna avere pazienza, un po’ come per la vaccinazioni, man mano che la scienza elabora delle risposte le mette a disposizione dei sistemi e chiaramente questi si attrezzano”.

Sull’aumento dei ricoveri per covid. “Per quanto ci riguarda, col passare dei giorni c’è stato un incremento dei casi, tanto che la nostra azienda ha preparato un piano di espansione per la riconversione dei posti letto non covid in posti letto covid. Abbiamo destinato un intero padiglione solo ai pazienti covid, questo al momento non è più sufficiente perché i numeri sono saliti e abbiamo dovuto riconvertire altri reparti. Attualmente sono impiegati 120 posti letto per il covid, abbiamo 27 posti letto per la terapia intensiva covid e ne sono attivi 22. Si è abbassata l’età media dei ricoveri, nella prima ondata eravamo sopra gli 80 anni, ora siamo scesi tra i 65 e i 75 anni. Abbiamo anche pazienti più giovani, anche soggetti positivi in età pediatrica, fortunatamente non con sintomatologia covid, erano stati ricoverati per interventi chirurgici ma erano positivi al coronavirus”.

Sugli operatori sanitari no vax. “Ce n’è qualcuno anche da noi, stiamo facendo un’operazione di moral suasion, contiamo molto sul supporto dei colleghi che si sono vaccinati. Ovviamente strumenti legislativi di appoggio aiuterebbero”.