I Care a Lot, terzo film dell’inglese J Blakeson, è un’esilarante commedia nera dai toni surreali (ma non troppo) che vede Rosamund Pike nei panni di un’agguerritissima truffatrice di anziani. Presentato a Toronto lo scorso anno e premiato ai Golden Globe per la performance dell’attrice protagonista, una Pike dal caschetto più criminale del solito, in Italia è disponibile su Prime video.
Marla Grayson è una “leonessa”. Ha scelto di essere un predatore in questo mondo di maschi dove vinci o soccombi. Il suo lavoro è fare da tutrice legale ad una rete di anziani che sfrutta, dopo averli richiusi in quelle che noi chiameremmo RSA. Ne liquida i beni, ne svende gli immobili, svuota i loro conti correnti per pagarsi la parcella d’oro. E il tutto avviene all’interno di un perimetro legale, il meccanismo le consente di assoggettarsi montagne di vecchietti con il benestare del giudice che, sulla base di documentazioni – spesso falsate – ha l’obbligo di mettere gli anziani non più autonomi sotto la tutela dello stato, o in questo caso di un soggetto terzo: la terribile Rosamund Pike. “I care a lot”, ci tengo molto è il suo motto. Tacchi a spillo, capello biondo platino, sorrisetto che apre tutte le porte. Il gioco finisce quando rimane invischiata nell’oliato ingranaggio una ricca signora senza eredi, Jennifer Peterson. Il personaggio di Dianne Wiest non è ciò che sembra. La donna, che come da prassi viene messa agli arresti nella casa di cura, ha amici potenti. Un figlio segreto (Peter Dinklage) legato alla mafia russa, pronto a tutto pur di liberarla.
Il film di Blakeson è il ritratto provocatorio di una donna priva di ogni moralità, ammantata di uno strano femminismo, che piega a suo vantaggio la legge e la sanità a stelle e strisce. Nel mentre, propaganda una versione particolarmente corrotta e buia del sogno americano: “il gioco leale è una presa in giro inventata dai ricchi per far restare il resto di noi poveri. Io sono stata povera, ma la cosa non faceva per me”. La Marla Grayson di Rosamaund Pike è uno squalo senza remore, con la perfidia di un villain che esce dalle pagine di un fumetto. Quanto vediamo in I Care a Lot è affascinante quanto sconvolgente, lo scenario truffaldino descritto, infatti, non è troppo lontano dalla realtà. La peculiarità è che, nonostante il focus squisitamente sociale e politico, il regista scelga un registro ironico e divertito capace di alleggerire e al tempo stesso stigmatizzare la sua sadica protagonista. Un personaggio scomodo che nelle mani della Pike è la quinta essenza della perfidia, un’algida femme fatale della società post-ideologica.