Il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri (M5S) è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

Sulla vicenda delle 29 milioni di dosi del vaccino Astrazeneca trovate ad Anagni. “Ho saputo delle cosa ieri dalla stampa durante un’intervista e ho risposto: dubito che ci possano essere 29 milioni di dosi imboscate, fosse anche una sola dose sarebbe sbagliato –ha affermato Sileri-. Ad Anagni il vaccino veniva messo all’interno delle fiale, vuol dire che l’Italia ha la capacità di poter mettere il vaccino nelle fiale che poi vengono mandate in Belgio e distribuite altrove. Bisogna che vi sia chiarezza in tutto questo percorso. C’è un’azienda che ha il bioreattore per produrre il vaccino, un’altra azienda lo mette nelle fiale, queste fiale vengono inviate in Belgio e da lì una parte viene destinata ai Paesi più poveri e un’altra parte ai Paesi europei. Però è necessario vigilare perché le dosi destinate in Europa devono rimanere in Europa, quindi massima vigilanza per tutto ciò che in questo momento entra ed esce dal territorio europeo. Bene che siano andati i Nas, necessario vigilare e dare risposte”.

Sul modello Gran Bretagna. “Con i vaccini in Gran Bretagna hanno fatto un lavoro eccezionale, con quel carattere e la forza di prendere le decisioni che poi fanno la differenza: autorizzare il vaccino Pfizer il 2 dicembre e partire con la prima dose per tutti. Non posso che togliermi il cappello e dire che in Europa avremmo dovuto copiarli prima. Su Astrazeneca si è partiti col piede sbagliato fin da subito, prima sull’approvazione, poi sulle distinzioni sulle fasce d’età. Capite che nella popolazione si crea l’idea che quel vaccino non vada bene. Questo in Inghilterra non è accaduto, è accaduto da noi. E’ un vaccino esattamente come gli altri che mostra la capacità di impedire la malattia grave quasi nel 100%, io come medico al 100% non credo mai, ma fosse anche il 99,9% andrebbe bene”.

Sui decessi per covid in Italia. “Può essere migliorata l’assistenza domiciliare, però quello che stiamo vedendo oggi come numero di morti è relativo ad infezioni pregresse, quando è iniziata la terza ondata in Italia legata alla variante inglese. E’ un numero di decessi comparabile con quello di altri Paesi che hanno avuto la terza ondata prima di noi. Già a decorrere dalla metà di aprile le vaccinazioni contribuiranno a ridurre il numero dei decessi. A decorrere da aprile saranno i giovani la fascia più esposta, perché il virus cerca casa e non troverà più posto nei soggetti più fragili. Certamente i giovani più difficilmente andranno in terapia intensiva e più difficilmente moriranno, però l’attività di tracciamento dovrà continuare per loro e poi si dovrà arrivare poi alla vaccinazione degli under 40”.

Sul dpcm. “Questo decreto termina il 7 aprile, andrà fatto un nuovo provvedimento a seguire. Verosimilmente, visto che dovremmo aver superato il picco della terza ondata, la strada è in discesa, andrà avanti così grazie alla vaccinazione, vedo un aprile che continuerà con i 21 parametri che governano le regioni, con delle regioni che torneranno al giallo, magari anche al bianco, qualcuna forse rimarrà in rosso, ma poi oltre alla vaccinazione, la primavera e l’estate ci consentiranno di abbassare ulteriormente la curva. Vedo scuole aperte e progressivamente il ritorno alla normalità, anche con la riapertura dei ristoranti la sera, magari non subito dopo Pasqua, ma bisogna iniziare a pensarci”.