Dario Corallo, esponente del PD, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

Sull’assemblea e l’elezione di Letta a segretario del Pd. “La cosa che mi ha divertito è che la presidente Cuppi ha iniziato sottolineando l’importanza del confronto e della discussione interna, ma ha aggiunto: tuttavia oggi non ci sarà dibattito perché online è complicato –ha affermato Corallo-. Ieri si è riunita un’assemblea, ma nei fatti tutta Italia sapeva che Letta sarebbe stato il nuovo segretario. Le cose sono due: o l’assemblea si riunisce di nascosto quotidianamente oppure quell’assemblea è una formalità e non è più l’organo sovrano, è solamente una camera di compensazione per decisioni prese altrove. Un partito così non so quanto possa funzionare. Il rischio per Letta è di essere diventato il prossimo ex segretario. Il Pd è una macchina rotta a cui si continua a cambiare autista, ma non il motore”

Riguardo al discorso di Enrico Letta sui giovani. “Letta ha parlato di giovani al centro, ma i giovani non sono una categoria uniforme. Ad esempio, io con il figlio della famiglia Elkann non ho nulla da spartire. I giovani in sé non sono una categoria. E’ vero che oggi c’è una corrispondenza tra le fasce più deboli economicamente e i giovani, ma non sono quelli di cui ha parlato Letta. Quando Letta ha parlato di occuparsi dei giovani che vanno all’università, il problema è che i giovani che vanno all’università sono il 20%. Oggi c’è una massa enorme di ragazzi e ragazze che pur lavorando restano poveri e questo è il punto essenziale. Ho apprezzato molto quando Letta ha detto: non dobbiamo cercare di fare politica per loro, ma dobbiamo cercare di portarli a fare politica, questo mi sembra un enorme passo avanti rispetto alle cose dette dai suoi predecessori”.

Sullo ius soli. “Posto che è una battaglia di civiltà che secondo me va fatta, mi interrogo se il punto sia sui cittadini figli di stranieri nati in Italia, io estenderei il problema a tutti gli stranieri. Oggi ci sono tanti stranieri che lavorano in Italia, pagano le tasse in Italia, ma non hanno il diritto di voto. Il problema è sempre di classe, a chi conviene lo sfruttamento di queste persone? Con la cittadinanza cambierebbe molto, in termini di possibilità di ricatto, di potersi costruire un futuro. Questo è un tema identitario, in questa chiave assume la funzione di compattare una parte dei nostri intorno ad una battaglia, il punto è che è un tema non concepito come problematica dal Paese. Dovremmo riuscire ad unire il tema della battaglia per i giovani con quella per la cittadinanza”.

Sul voto ai 16enni. “E’ una vecchia battaglia. Io sono sostanzialmente d’accordo, penso che ci sia margine di costruzione di un allargamento della platea elettorale, quello che mi chiedo è se siamo così sicuri che i più giovani votino noi. Bisognerebbe porsi il problema su come intercettare quel voto”.