Nicola Oddati, componente della segreteria del Pd, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.
Sulle dimissioni di Zingaretti
“Zingaretti ha dato una scossa perché dopo che tutti questi passaggi delicati sono stati gestiti con il massimo spirito unitario, sono cominciate polemiche al di fuori delle sedi istituzionali –ha affermato Oddati-. Ci hanno accusato di aver detto: o Conte o morte, non è così, avevamo detto: per noi bisogna rifare il governo Conte, ma dato che è difficile andare ad elezioni non potevamo che dire di sì al governo Draghi di fronte al messaggio del Capo dello Stato. Questi passaggi sono stati decisi all’unanimità, poi si è iniziato a fare dei distinguo. Ci è sembrato che ci fosse un atteggiamento sleale da parte di qualcuno. Quella di Zingaretti è una scossa, un atto di generosità, ora siamo tutti di fronte alle nostre responsabilità e dobbiamo trovare la strada giusta. Il Pd ha davanti a sé due grandi problemi: il primo è che tipo di riformismo vuole praticare in Italia, il secondo è il tema della vocazione maggioritaria. Noi vogliamo parlare a tutta la società italiana, però saremmo velleitari a pensare di raggiungere domani il 51% da soli e dunque avere un sistema di alleanze è fondamentale. In questo momento quella più praticabile è con le forze che hanno costituito il governo Conte. Le ruggini che vengono dal passato sono state superate quando Renzi ha proposto di fare il governo con il M5S e Leu per bloccare l’avanzata sovranista, le maggiori novità sono venute dal M5S che addirittura ora chiedono di entrare nel partito socialista europeo. Io penso che buttare a mare tutto questo sarebbe un atto di scelleratezza politica, dobbiamo partire da questo ed andare avanti. Ci sono opinioni diverse, ma c’è anche una solida maggioranza che si è espressa al Congresso per Nicola Zingaretti. Io penso che le forze che hanno sostenuto lealmente Conte sono Pd, M5S e Leu. Quella è la base di partenza, ma da quella base bisogna aggregare altre forze che saranno disponibili. Il Pd dovrà essere il più possibile coeso ed unito e io penso che in questo senso Zingaretti debba continuare a guidare il PD. Le dimissioni sono vere, radicate e meditate, il punto però è che Zingaretti è stato il segretario che ha praticato con più caparbietà l’unità del partito, è difficile immaginare in questo momento un’alternativa a lui. Se non tornasse sui suoi passi sarebbe difficile trovare una soluzione alternativa, ci dovrebbe essere un congresso”.