Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.
Sulla situazione covid. “La calma piatta apparente iniziata il 20 gennaio è finita il 20 febbraio, da due settimane la curva ha cominciato a risalire –ha affermato Cartabellotta-. Il numero dei casi in sé non ha importanza, ma ogni 100 casi 5 vanno in ospedale e 0,5 vanno in terapie intensiva. A parte piccolissime variazioni regionali, questa è la statistica. Per questo motivo oggi abbiamo il 28% della saturazione delle terapie intensive a livello nazionale, ma in alcune regioni sono ben oltre la soglia del 30%. Quanto più gli ospedali si riempiono tanto più tolgono spazio a pazienti con altre patologie, si verifica la cosiddetta cannibalizzazione dei pazienti covid. L’impatto sulla salute delle persone non dipende soltanto dalla malattia covid, ma dipende dal sovraccarico degli ospedali che questa comporta. Abbiamo anche un tracciamento debole, in alcune regioni chi si occupava di tracciamento oggi si occupa di vaccini. Questi sono aspetti importanti con cui dobbiamo fare i conti”.
Sul nuovo dpcm. “Il mondo politico da mesi non ha capito uno dei problemi fondamentali, noi oggi vediamo i contagi di circa 2-3 settimane fa per questo le decisioni vanno prese in modo tempestivo. L’obiettivo era quello di fare chiusure mirate, ma queste dovevano essere molto più tempestive. Il pacchetto delle misure è una decisione politica che però deve tenere conto che la coperta è molto corta, se si consentono riaperture da una parte bisogna chiudere dall’altra, non possiamo permetterci chissà quali riaperture in questo momento. Ormai la terza ondata è partita e spetta alla politica prendere delle decisioni”.