Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.
Sull’allarme varianti. “Sappiamo che attualmente le principali varianti circolanti sono 3: inglese, brasiliana e sudafricana –ha affermato Cartabellotta-. L’unica ragionevole certezza che arriva dal mondo scientifico è che la variante inglese è molto più contagiosa del virus tradizionale, circa il 50% più contagiosa, alcuni studi dicono addirittura 80%. L’altra cosa che sta iniziando a venire fuori è che la variante sudafricana sia più resistente al vaccino di Astrazeneca, ma servono ulteriori conferme. Bisogna ipotizzare lo scenario peggiore per evitare di farci trovare impreparate”.
Sulla richiesta di lockdown generale da parte di Ricciardi. “Al di là della sintonia con Ricciardi su una serie di idee, credo che il suo ragionamento sia allineato con quello che abbiamo pubblicato prima del periodo natalizio. La strategia che il governo ha assunto è quello della convivenza con il virus, varando misure per evitare la saturazione degli ospedali. Questo tipo di strategia possiamo portarla avanti per tutto il 2021, con stop&go a seconda della situazione, sapendo che la zona rossa funziona bene, quella arancione in maniera alternata, quella gialla sostanzialmente non dà benefici dal punto di vista del contrasto alla diffusione del virus. Chiudere tutto per 2 settimane significherebbe abbassare la curva per poter riprendere il tracciamento, la mia preoccupazione però è legata al fatto che non tutte le regioni siano pronte all’attività di testing e tracciamento. Dobbiamo decidere se siamo disponibili ad accettare una restrizione maggiore per abbassare la curva, oppure se accettiamo di avere un 2021 che andrà avanti con stop&go. Immaginare che la somministrazione del vaccino possa far migliorare la situazione è molto difficile, sia per i tempi sia per l’incognita varianti. L’obiettivo dovrebbe essere far circolare il virus meno possibile e non abbassare il carico sugli ospedali, tutti i Paesi invece hanno scelto la seconda via”.
Sulla campagna vaccinale. “Dobbiamo programmare una strategia di controllo della pandemia con la progressione della campagna vaccinale. Dal punto di vista dell’indicatore principale, cioè la percentuale di popolazione vaccinale con due dosi, l’Italia si colloca terza nel mondo quindi in una posizione assolutamente di merito. Poi ci sono ovviamente delle differenze regionali non trascurabili: 2,13% di copertura a ciclo completo ma che va dall’1,4% della Calabria al 4,1% di Bolzano. Con la quantità di vaccini che abbiamo ricevuto la campagna è proceduta finora bene, con l’unico neo che abbiamo vaccinato ancora pochi ultraottantenni, perché si è scelto di vaccinare prima gli operatori sanitari anziché le persone più fragili. Ma il vero problema è quello delle forniture”.