Prima della pandemia, una tendenza molto forte nel campo dell’istruzione era la mobilità internazionale. Gli studenti internazionali, in cerca del miglior programma di studio e di formazione all’estero, erano pronti a spostarsi per dare una chance in più al proprio futuro. Cosa succederà ora con le nuove “regole” dettate dal Covid-19? Ecco una interessante analisi di Maria Asatrian Pompei – Russian Market Affairs General Manager Unicusano.
a cura di Michela Crisci
Se nel 2000 nel mondo vi erano 2 milioni di studenti internazionali, già nel 2012 erano raddoppiati (4 milioni), secondo la prognosi degli enti promotrici dell’istruzione internazionale, e nel 2025 la quantità degli “studenti mobili” arriverà a 7 milioni. Il Covid-19 riuscirà a cambiare la situazione? Prendiamo come case study gli studenti internazionali russi. A parlarcene, nella nostra intervista, Maria Asatrian Pompei.
Istruzione e mobilità internazionale
L’Education Index delle Nazioni Uniti valuta la Germania come il Paese con il maggior numero di laureati, di cui 2/3 sono provenienti da paesi EX URRS. Ma cosa cerca uno studente internazionale – nel nostro caso il target è lo studente russo – dall’istruzione moderna? E dove va a cercare l’ente formatore? Per rispondere a queste domande, in primis, dobbiamo definire l’identità del nostro target; solo così possiamo attuare una buona strategia di internazionalizzazione. Iniziamo dallo studente “consapevole”, ovvero colui che sa ciò che vuole e magari ha già firmato la domanda per iscriversi ad un corso di laurea all’estero. I dati statistici rivelano che i russi che studiano all’estero sono circa 1,5% dalla somma totale di tutti gli studenti russi, cioè 63 mila. I genitori calcolano un budget destinato per gli studi all’estero pari a 50.000 dollari all’anno; dunque stiamo parlando di un mercato che vale 3,15 miliardi di dollari. Notiamo che – normalmente – una famiglia russa spenderebbe 7,500 dollari all’anno se avesse scelto la più nota università locale.
Quali Paesi sono scelti dagli studenti russi per i propri studi?
Al primo posto, si classificano – come negli anni precedenti – Canada e USA con la quota di 15%, al secondo posto è salita l’Olanda, al terzo rimane la Svizzera (13%), e al quarto posto è scesa Inghilterra (credo a causa della politica “di non simpatia” verso i russi e problemi con i visti di ingresso). Personalmente penso che l’Olanda abbia incanalato la quota del mercato internazionale persa da UK.
Che cosa cerca uno studente russo alle università estere?
In primis, lauree triennali e magistrali legati al business, marketing e ingegneria. Ultimamente anche psicologia e giornalismo. Invece Master e corsi di perfezionamento con la crisi hanno meno richiesta poiché le aziende russe di grandi dimensioni cercano organizzarsi con una formazione interna. Infine, lo studente che decide di studiare un master all’estero lo fa a proprie spese ed è motivato dal desiderio di cambiare lavoro e Paese. Questo è quanto emerge dall’identikit dello studente che ha già presentato una preferenza di mobilità internazionale.
Invece lo studente lo studente indeciso e che non sa nemmeno come approcciare ad una formazione internazionale, cosa cerca nell’istruzione del futuro?
Teniamo conto che tra 5 anni nel mondo saranno 260 milioni di studenti. Sulla base dell’analisi delle preferenze degli studenti e loro efficienza nello studio si possono elencare 5 caratteristiche del “prodotto formativo” ideale dal punto del visto dello studente moderno, non solo russo:
1. Apprendimento su richiesta. Un approccio dello studio che prevede una autonomia dello studente, cominciando dalla scelta della materia da studiare nel programma e in generale con l’apprendimento.
2. Apprendimento tramite esperienza, o come dicono gli americani Learning by doing. Cioè partecipazione pratica nell’attività e successiva raccolta dell’esperienza, valutazione dell’esperienza ricevuta, identificazione di se stessi nell’ambito di quella esperienza e alla fine assimilazione di conoscenza e abilità nuove.
3. Apprendimento personalizzato, sviluppato sulla base degli interessi ed esperienze passate, su tempi individuali necessari per assimilazione delle conoscenze.
4. Apprendimento misto, che unisce tecnologie tradizionali e moderne: lezioni e seminari in presenza + studio online e video-audio materiali.
5. Apprendimento sociale. Scambio dell’informazione e dell’esperienza tra studenti e tra studenti e persone esterne, creando i contenuti comuni magari in un social network ad hoc.
Viene allora da chiedersi: Quanto siamo vicini in Italia ai sogni e agli obiettivi dello studente moderno? E se migliorassimo il nostro prodotto formativo sulla base di queste richieste, potremmo salire nella raiting di Education Index? Io credo che potremmo acquisire la quota delle università estere nell’accoglienza degli studenti internazionali promuovendo il “sapere” italiano nel mondo; credo anche che lo studio a distanza nelle università italiane, per esempio anche alla Unicusano, è ben sviluppato e ha già tutte le caratteristiche indicate, inclusi gli accordi con le aziende russe grazie ai quali lo studente russo che studia a distanza potrebbe esercitare la parte pratica anche nel periodo di chiusura dei confini… questa sinergia e lungimiranza è la vera forza dell’internazionalizzazione. Non trovate?