Parliamo di…Vela! Mercoledì 27 Febbraio ospite della trasmissione condotta da Debora Carletti e Alessia Di Bella, Colpo di Tacco… la Campionessa Italiana di Vela, Sveva Carraro! Classe 87, la prodiera triestina, ha una carriera e passione che dura da oltre 20 anni.
Da cosa è nata questa passione e che età?
Questa passione mi è stata trasmessa da mio padre, che ha sempre adorato navigare nel golfo di Trieste con amici, ma anche su rotte più impegnative avendo fatto due volte la ARC: una regata oceanica che va da Las Palmas de Gran Canaria a Santa Lucia(Caraibi). Ho fatto il primo corso di vela alla Società Velica di Barcola e Grignano a Trieste all’età di 8 anni.
Abitando a Trieste, quindi è stato più facile per te approcciare a questa disciplina…
Assolutamente si, il circolo dove ho iniziato si trova a pochi passi da casa mia ed era diventato a tutti gli effetti fin da subito una seconda casa. Trieste per le sue condizioni meteo particolarmente estreme e spesso complicate è patria di tanti grandi velisti.
10 categorie di vela, con barche differenti. Come si sceglie il tipo di barca che fa il caso all’atleta?
Le 10 categorie di velasono le cosiddette “classi Olimpiche”, ovvero le categorie che competono alle Olimpiadi. Ma le barche o le
tavole da competizione sono molte molte di più comprendendo le classi giovanili. È un percorso, che ognuno intraprende partendo dai primi corsi vela con una barchetta piccola come l’optimist o il windsurf per poi seguire quelle che sono le sue preferenze: tavola piuttosto che barca o catamarano, barca singola piuttosto che doppia e in tal caso anche preferenza di ruoli
timoniere piuttosto che prodiere. È una scelta che si basa sulle proprie caratteristiche fisiche, sul proprio interesse, sulle peculiarità tecniche di ognuno, sulla volontà o capacità di lavorare in doppio o di squadra, e anche un po’ sulla fortuna e sulla disponibilità del momento.
Tu che tipi di vela hai fatto?
Io ho iniziato sull’optimist con i primi corsi di vela e poi l’agonistica. Ho navigato sull’Europa (classe Olimpica singola femminile), sul 470 (classe doppia olimpica femminile) e attualmente navigo sul 49erFX (classe doppia acrobatica olimpica
femminile).
Definiresti la vela, uno sport economico?
Purtroppo no. Sono parecchi i costi di materiali, trasferte e manutenzione che accompagnano la preparazione e la competizione del velista.
Quali sono i materiali di cui avete bisogno alle primissime armi?
Quando cominci ad approcciarti all’agonistica hai bisogno dell’imbarcazione, delle vele e dell’abbigliamento idoneo per
andare per mare durante tutto l’anno. Tendenzialmente lo fai all’interno di un circolo velico dove paghi una quota fissa che comprende allenatore, allenamenti e rimessaggio dell’imbarcazione di proprietà.
Com’è stata la tua carriera? A che età ti sei affacciata alla finestra olimpica?
Ho iniziato sull’optimist con i primi corsi di vela e poi l’agonistica. Ma la mia avventura sulla barchetta è durata poco perché a 13 anni ero già alta 1mt e70 quindi ci stavo un po’ stretta. Sono passata quindi all’Europa nel 2001 che era a quel tempo classe olimpica singola femminile. L’Europa mi ha regalato una buona formazione al timone, qualche soddisfazione in campo nazionale con medaglie ai Campionati Italiani e qualche partecipazione a Campionati Mondiali ed Europei di vela.
Nel 2005 l’Europa perse la qualifica di classe Olimpica e volendo io rimanere sempre su classi olimpiche ho dovuto prendere alcune decisioni di ruolo e ho iniziato la mia avventura sul 470 (deriva doppia) nel ruolo di prodiera. L’inizio sul 470 è stato molto lento anche perché avevo cominciato l’Università e davo una buona priorità agli esami.
Nel 2008 insieme a Francesca Komatar è arrivata la prima vittoria al Campionato Italiano di vela a Venezia. Nel 2011 ho vinto il concorso per entrare a far parte del Centro Sportivo Aeronautica Militare e da li la mia passione è diventata anche il mio lavoro.
Con Francesca sono arrivate poi altre soddisfazioni sportive come i titoli Italiani nel 2012 e 2013 e la medaglia di bronzo ai Giochi del Mediterraneo 2013 a Mersìn in Turchia.
…E dal 2013 in poi?
Dall’estate 2015 ho iniziato a navigare, sempre sul 470, con Elena Berta con la quale dopo aver perso per un soffio la selezione per le Olimpiadi di Rio 2016, ho messo a segno una delle stagioni più produttive della mia carriera agonistica: la stagione 2017. Nel 2017 abbiamo portato a casa un titolo Italiano, una Medaglia d’argento al Campionato Europeo, diverse finali in tappa di World Cup tra cui il mio più bel ricordo sportivo la vittoria della finale (la medal race) della World Cup di Hyeres 2017.
Nell’ottobre del 2018 ho iniziato a navigare sul 49erFX sempre nel ruolo di prodiera con Margherita Porro. Il 49er FX è una barca veramente entusiasmante a livello di sensazioni che sto continuando a scoprire giorno per giorno. Con Margherita al primo anno abbiamo centrato un terzo posto al Campionato Italiano e una gold fleet al campionato del Mondo. Abbiamo avuto l’opportunità di navigare nel golfo di Hauraki in Nuova Zelanda dove in questi giorni si sta disputando la Coppa America e in Australia per i Campionati del Mondo 2020.
Che ruolo ricopri all’interno della gara? Quali sono i tuoi compiti?
Io sono prodiera. Il compito del prodiere nel 49erFX è di occuparsi del balance della barca sia utilizzando il proprio peso che regolando la randa che è la vela principale nell’andatura di bolina ovvero quella che si percorre per risalire il vento. Nell’andatura di poppa ossia quando la barca naviga con il vento alle spalle il mio compito è di gestire il gennaker che è la vela di prua. Nelle transizioni tra le due andature il mio compito è anche quello di issare (alzare) e ammainare (abbassare) il gennaker.
Durante la gara gli aspetti decisionali sono tendenzialmente del timoniere, ma il prodiere deve avere un quadro generale
ed essere pronto a fornire elementi ed essere spalla di confronto se necessario. Spesso molte decisioni vengono prese di comune accordo prima dell’inizio della gara.
Come si svolgono i vostri allenamenti?
Tendenzialmente gli allenamenti della disciplina della vela si dividono in ore in acqua e ore in palestra, perché è necessaria una buona preparazione fisica sia dal punto di vista aerobico e di agilità che di preparazione muscolare. La programmazione generale si differenzia tra allenamenti con la squadra Nazionale (raduni) e allenamenti personali.
Che ruolo ha il coach?
Ci sono diverse figure che lavorano insieme al velista di categoria Olimpica e sono tutte fondamentali per il raggiungimento del risultato finale. Il coach personale o di circolo, che è quello che cura gli allenamenti quando l’equipaggio non è in attività con la federazione. Il coach della Squadra Nazionale che ha un ruolo di gestione complessiva e anche di verifica dello stato di forma dell’atleta o dell’equipaggio. e, infine, vi è il preparatore atletico che si occupa della programmazione e della gestione degli allenamenti in palestra o comunque fuori dall’acqua. E non meno importanti il fisioterapista e il mental coach.
Queste due ultime figure non sono utilizzate da tutti, si possono trovare sia all’interno della federazione che all’esterno; io personalmente le trovo due figure molto utili. Il comune denominatore che deve esserci tra l’atleta e ognuna di queste figure è la fiducia. Infine, ma non meno importante, se si corre in una barca doppia come nel mio caso c’è il compagno di barca. Il
compagno spesso e volentieri tende a diventare coach dell’altro perché la sua performance dipende anche direttamente dalla tua. Questa dinamica non deve essere abusata e deve essere gestita con attenzione, ma se usata con intelligenza e umiltà da parte di entrambi è un’arma potentissima. Anche qui per far funzionare bene le cose sono fondamentali fiducia e rispetto.
Come si sono svolti gli allenamenti durante il periodo del virus?
Non è stato facile perché durante tutto il periodo di lockdown quindi marzo-maggio l’attività in acqua non ci era concessa. A marzo eravamo appena rientrati da un campionato Mondiale di vela in Australia e stavamo preparando una selezione Olimpica che poi è saltata. Gli allenamenti in quel periodo si sono svolti in casa per quanto riguarda la preparazione atletica, ovviamente adattata. Per quanto riguarda l’attività in acqua è stato fatto un lavoro di visualizzazione aiutandoci con filmati di allenamenti e
tracciati delle regate per provare a mantenere vive le sensazioni.
Io personalmente avevo uno scafo vecchio in giardino con il quale aiutandomi con elastici e sistemi vari ho simulato alcuni movimenti. Chiaramente non è la stessa cosa, ma la Federazione e il Tecnico Federale di vela hanno svolto moltissime attività online per tenerci “sempre sul pezzo”. Verso fine maggio abbiamo ripreso gli allenamenti in acqua e ci è voluto un po’ per rimettersi in pari con la sensibilità e le sensazioni.
Questo è il tuo impiego e la tua passione?
È il mio lavoro, sono fiera di far parte del Centro Sportivo Aeronautica Militare dal 2011 che mi ha dato modo di concentrarmi al 100% su quello che è il mio sport ma soprattutto la mia grande passione. Non tutti hanno la fortuna di poter fare della propria passione il proprio lavoro. Di avere stimolo e voglia di parlarne anche a fine giornata, di trovare sempre spunti nuovi per migliorare, di vivere il mare al 100%.
3 consigli che daresti ad un’atleta che si approccia alla disciplina della vela:
– Non mollare alla prima difficoltà: la nostra disciplina ne presenta molte ed è un enorme investimento di energie, tempo e denaro; ma il superare queste difficoltà ci rende realmente atleti migliori.
– Divertirsi: è forse il più gran segreto, anche se spesso sembra banale, non lo è affatto. Non lo è quando devi uscire in acqua d’inverno con 4 gradi, non lo è quando devi farti 2000 km in macchina per portare l’imbarcazione a destinazione (si perché facciamo anche quello). Ma trovare il modo di rendere tutto divertente è una gran svolta.
– Essere curiosi: curiosi di tutto perché il nostro sport tocca una miriade di argomenti: dalla preparazione atletica, alla
preparazione e messa a punto del mezzo, dalla meteorologia, alla conoscenza del regolamento, all’avere a che fare con un compagno di equipaggio e tutto ciò che comporta. Penso che un velista curioso sia nella vita una persona estremamente completa sotto tanti aspetti.
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