Il Prof. Domenico De Masi, sociologo, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.
Sulla situazione dell’Italia. “In questo momento abbiamo due grandissimi problemi, almeno uno dei quali può essere una grande tragedia ma può portare anche una grande spinta. I due problemi sono la pandemia che ci può ammazzare per sempre, e il Recovery Fund che ci può far cambiare per sempre. Si tratta di gestire queste cose che sono prioritarie nel modo assoluto. E’ assurdo che un documento come il Recovery Plan, completo dal punto di vista delle intenzioni, che guarda a 6 aspetti fondamentali della nostra società, non sia diventato il tema principale di studio in questi mesi. Ogni tv, ogni radio dovrebbe dare ad ognuna di queste 6 parti del Recovery almeno una o due trasmissioni, noi dovremmo sapere per filo e per segno dove andrà l’Italia. Ogni sera quando vedo che la Rai, pagata con i soldi pubblico, spreca un’ora e mezza per fare quiz ebeti e penso che noi invece potremmo sapere in quelle ora come è organizzata l’Europa, a che punto siamo con la digitalizzazione e cosa ci serve, cosa significa intelligenza artificiale che sovvertirà tutto il mondo del lavoro, non posso che indignarmi. Ognuno parla di quello che ha sentito da altri, non c’è uno che l’abbia letto questo Recovery Plan. Anche Renzi lo critica senza averlo letto. Sono sicuro che chi dice che non vale niente non è capace di leggerlo. L’altro giorno in tv Guido Crosetto ha detto che ci sono solo 5 miliardi per la digitalizzazione, invece ce ne sono 46. Io l’ho letto in parallelo con quello francese per capire come il nostro sia di gran lunga migliore rispetto a quello dei francesi. Da quello che ho letto sono abbastanza soddisfatto. Ovviamente alcune cose si possono migliorare, però si tratta comunque di un documento ciclopico che disegna l’Italia del futuro. Noi i miliardi del Recovery li avremo in base a questo documento e così dovremo spenderli, c’è poco da fare”.