Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

Sui ritardi dei vaccini Pfizer. “Io so che i contratti non sono pubblici –ha affermato Cartabellotta-. Bisognerebbe chiedere a chi li ha firmati questi contratti. Siccome si sta parlando di riduzione delle dosi, bisogna spiegare che inizialmente il bugiardino del prodotto identificava in ogni fiala la presenza di 5 dosi, poi l’Ema ha detto che bisogna estrarre 6 dosi, quindi la Pfizer ha rimodulato la consegna delle dosi. Noi adesso dobbiamo distinguere due aspetti: il ritardo delle consegne e la riparametrazione delle dosi. Pfizer dice che siccome l’autorità europea autorizza ad estrarre 6 dosi dai flaconcini, la sesta dose non è gratuita. Questo deve essere chiaro. Poi i ritardi sono un’altra questione”.

Sul ritmo di vaccinazione in corso. “Appena si è aperta la campagna vaccinale c’è stata un po’ di sana competizione, un po’ tra le regioni un po’ tra i vari Paesi europei. Se da un lato era necessario partire in quarta, dall’altra bisognava tenere da parte qualche dose per assicurare la dose di richiamo. La solidarietà delle regioni in questi giorni sta facendo molto, chi ha qualche dose in più la sta cedendo alle altre per poter fare i richiami. Non possiamo inventarci una vaccinazione creativa, il vaccino va somministrato secondo le indicazioni del bugiardino. Con uno, due, tre giorni di ritardo non succede nulla, immaginare di poter rinviare di un mese la seconda dose assolutamente no. L’arrivo del vaccino di Astrazeneca sarà molto importante. Sarà una fornitura di 40 milioni entro tre mesi, il grosso della nostra campagna vaccinale punta su questo vaccino”.

Sull’andamento della pandemia. “La situazione è critica. Le misure introdotte hanno dato una mano alla frenata del contagio, ma se scattasse la terza ondata in questo periodo stagionale la situazione diventerebbe molto critica. La minaccia della variante inglese è molto preoccupante. Sono tutti elementi che impongono la massima prudenza. Il sistema delle regioni a colori va rivisto, in primis il fatto che sono troppo pochi 14 giorni per uscire da una fascia più restrittiva e passare ad una meno restrittiva”.