Il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri (M5S) è intervenuto ai microfoni de “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.
Sul piano pandemico. “E’ il piano che consentirà di far fronte in futuro a eventuali pandemie -ha affermato Sileri-. Più che eventuali direi che vi saranno di sicuro altre pandemie, se l’Oms ha rafforzato le indicazioni sui piani pandemici vuol dire che il rischio è crescente. D’altro canto la globalizzazione, l’aumento della popolazione nel mondo, gli spostamenti sempre più frequenti, faranno sì che purtroppo pandemie saranno presenti. Bisognerà vedere se si tratterà di virus meglio gestibili rispetto a quello che viviamo oggi, o anche peggiori. I piani pandemici devono essere stilati nel periodo di tranquillità, cioè quando il virus ancora non si è palesato. Bisogna rafforzare il sistema sanitario nazionale, fare training, fare scorte, è una fase in cui ti prepari all’eventualità. Poi vi è una fase in cui scatta il pericolo e questo scatta anche grazie al monitoraggio, quindi sei pronto a reagire. E’ un processo trasversale che pone delle reazioni in una fase di arrivo del virus che consente la gestione dell’ordinario e dello straordinario”.
Sulle varianti del coronavirus. “Le varianti sono diverse, in alcuni casi non determinano nessun problema in relazione al vaccino, come accaduto per la variante inglese. In altri casi potrebbero essere molto più brave a difendersi dal vaccino. In quel caso il vaccino può essere riprogrammato. Possono servire dei mesi, o meno, ma questo non possiamo saperlo finchè non si incontra la variante. Nella stragrande maggioranza dei casi queste varianti non influenzano il vaccino”.
Sui ritardi della Pfizer. “Non vorrei entrare in questa polemica che non è utile nè ai cittadini, nè alla politica, nè all’industria. La Pfizer, con un lavoro straordinario, ha prodotto un vaccino. Non si sapeva la data, è stata fatta una ricerca, poi le varie fasi e anzi il vaccino è stato prodotto anche in anticipo rispetto alle attese. Alla Pfizer in questo momento è stato chiesto di produrre più dosi, questo significa dover interrompere il ciclo produttivo da qualche parte, ampliarlo e ricominciare a fornire. Se per alcune settimane hai una riduzione del numero di dosi fornite, che poi però recuperi, a fronte di una maggiore produzione in toto che garantirà più dosi nei prossimi mesi non ci vedo nulla di male. In questa fase di estrema confusione, con un virus che fa migliaia di morti, buttare benzina sul fuoco non serve. Aspettiamo due settimane, dopodichè ogni azione è necessaria, anche legale, ma aspetterei le due settimane che la Pfizer ha chiesto per ampliare la produzione. Forse l’avvertimento è avvenuto un po’ tardi, potevano dirlo prima, ma in un momento in cui serve forza e coesione, non serve in questo momento attaccare, serve ragionare sul fatto che deve essere aumentata la produzione. Tranquillizziamo la popolazione, poi magari farò mea culpa fra due settimane, ma al momento non vedo problemi”.
Sul ritorno alla normalità. “Mio figlio ha 16 mesi, quando vede che la mascherina mi si muove lui me la rimette a posto. Vorrei buttarla nel secchio anche io che faccio il chirurgo e con la mascherina ci sono cresciuto. Ma per poterla buttare dovremo essere sicuri di aver vaccinato moltissime persone. Quando l’avremo fatto e quando i numeri saranno migliori, magari in primavera, credo che la mascherina all’aperto quando siamo da soli potremo evitare di metterla. Il freno a mano andrà tolto quando avremo vaccinato oltre agli operatori sanitari anche tutti gli anziani. Progressivamente la comunità deve tornare alle normali attività. I ristoranti potranno riaprire la sera, potremo andare a cinema e a teatro, ovviamente con le regole che sono state stabilite”.