Legge n. 194/78. Una norma in bilico?

Nel 1978 viene regolamentata dalla legge n. 194, l’interruzione volontaria di gravidanza. Grazie a questa norma una donna per motivi di salute, economici, sociali o familiari può richiedere di abortire entro i primi 90 giorni di gestazione. Oltre questo termine, l’aborto volontario è ammesso solo in specifici casi.

“L’interruzione volontaria della gravidanza, dopo i primi novanta giorni, può essere praticata:
a) quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna;
b) quando siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna”. Legge 22 maggio 1978 , n. 194

Percentuali di medici obiettori di coscienza in Italia

Ad oggi però il problema degli obiettori di coscienza rende sempre più difficile l’accesso delle donne a tale pratica. In Italia, 7 ginecologi su 10 sono obiettori. La percentuale di obiezione supera l’80% in ben sette regioni, arrivando al 96,9% in Basilicata.

Tra le regioni dell’Italia centrale (Toscana, Umbria e Marche) il Lazio è quella con più medici che si oppongono, e a livello nazionale, la regione della capitale è settima in classifica. Una situazione che rende il percorso verso l’interruzione di gravidanza pieno di ostacoli, attese, sensi di colpa indotti e trattamenti degradanti.
Secondo la ricerca dell’Eurispes, l’82% degli italiani è favorevole all’aborto. Allora perché ci sono così tanti medici obiettori?

Perchè in Italia ci sono così tanti medici obiettori di coscienza?

Non ci sono dati precisi ma alcune ricerche promosse da L.A.I.G.A. sostengono che nella maggioranza dei casi si diventi obiettori perché questo facilita la carriera. Esso infatti crea situazioni di consenso maggiori e condizioni lavorative più gradevoli. Per molti ginecologi infatti, l’interruzione della gravidanza è una pratica ripetitiva e lavorativamente non gratificante e i pochi non obiettori si ritrovano a praticare da soli tutti gli aborti, anche se è la pratica medica più diffusa dopo il parto.

LAIGA si è appellata due volte al Consiglio d’Europa per denunciare la mancata applicazione della legge 194 e in entrambi i casi Il comitato europeo dei diritti sociali le ha dato ragione: l’applicazione del diritto all’aborto in Italia è troppo ostacolata e comporta notevoli rischi per la salute delle donne, incluso quello di dover ricorrere a interruzioni di gravidanza illegali e pericolose. In Germania e in Francia, dove esiste l’obiezione di coscienza, gli obiettori sono rispettivamente il 6 e il 3 percento. La legge 194 quindi deve sì proteggere l’obiezione, ma deve anche proteggere la sicurezza delle donne.