Abbigliamento: è l’immagine riflessa di noi, delle emozioni che proviamo, e della considerazione che abbiamo della persona che siamo. Per questo in situazioni di stress siamo più trasandati, viceversa quando ci sentiamo più tranquilli siamo più curati. In un anno pandemico e di squilibri, forse pure le solite abitudini sono andate a farsi benedire! Si lavora da casa, s’indossano per metà indumenti da lavoro, per l’altra metà pigiami da notte o altri indumenti improbabili, e il desiderio di curarsi potrebbe essere diminuito. “Ci siamo dimenticati che gli altri ci guardano – ha osservato Paola Pizza, Psicologa della Moda, a Tutto in Famiglia, su Radio Cusano Campus – l’abbigliamento comunica chi siamo. In casa abbiamo il vantaggio di rifugiarci nel nostro sé privato, lasciando all’esterno il nostro sé pubblico, ma se incontriamo gli amici su Zoom dovremmo ricordarci che stiamo parlando di noi agli altri, e che siamo in pubblico.”
Sé privato, vestiario e autorevolezza
Il fatto che gli altri a casa non ci guardano è importante, ma fino ad un certo punto. Noi ci guardiamo. L’idea di indossare abiti più comodi, che ci fanno sentire più accolti e morbidi ci rimanda l’immagine che abbiamo di noi – ha fatto notare Paola Pizza, Psicologa della Moda, www.psicologiadellamoda.com – sarà impossibile farsi percepire come autorevoli con la pinza tra i capelli, diamo continuamente messaggi che riguardano la nostra azienda, e le persone che siamo.”
Anno di crisi, reazione naturale
Abbigliamento: può comunicare una buona autostima personale. In un anno così complicato però, la cura estetica e personale potrebbe non essere tra le priorità. “I colori sgargianti ci permettono di sentirci meglio, percepirci meglio – si è congedata la dottoressa Pizza – in questo anno ho raccolto storie di persone che si sentono private della propria identità. Stiamo attraversando un delirio di libertà diffuso che porta a distorcere l’immagine esterna. Passare un periodo forzato a casa, ha portato a dimenticare la consapevolezza e la comunicazione del sé.” Forse è un processo naturale e una risposta naturale.