Piero Di Lorenzo, presidente e amministratore delegato di Irbm Pomezia, è stato ospite del programma “L’imprenditore e gli alti”, condotto dal fondatore dell’Unicusano Stefano Bandecchi su Cusano Italia Tv (ch. 264 dtt).
Sul vaccino anti-covid di Oxford-AstraZeneca-Irbm Pomezia. “La capogruppo Astrazeneca sta predisponendo tutta la documentazione, tutto il pacchetto da consegnare alle agenzie regolatorie –ha spiegato Di Lorenzo-. Confido che entro una settimana questo pacchetto sarà pronto e consegnato. A quel punto le agenzie regolatorie, con il rigore dovuto e con tutta la possibilità di controllare tutte le carte, potranno decidere se validare o meno il vaccino. Ho letto tante notizie sull’errore nella sperimentazione, mi permetto di dire che non si tratta di errore, ma è stato un caso fortuito, cosa che nella ricerca scientifica è quasi la norma. Nel caso specifico, è successo che è stato consegnato un protocollo alle agenzie regolatorie come da prassi per dire cosa si sta cercando e in che modo. Nel corso di queste ricerche, facendo l’esperimento di iniettare una dose iniziale più una di richiamo dopo un mese del candidato vaccino, si è visto che mettendo mezza dose la cosa funzionava molto meglio. Non è un errore, è un caso fortuito che nella ricerca è quasi una prassi. Quando si cerca un ago in un pagliaio c’è bisogno anche di una certa fortuna che magari fa fare un ritrovamento molto più velocemente. Questo è successo tante altre volte, la penicillina e gli antibiotici sono venuti fuori per un caso fortuito. La spiegazione è che mezza dose va a stimolare la reazione immunitaria più lentamente e poi con la dose di richiamo si ottiene l’effetto sperato in misura maggiore. Questo gruppo di volontari stava in Inghilterra e quindi la sperimentazione è proseguita in Inghilterra, avvertendo già da maggio-giugno le agenzie regolatorie che sarebbe stato attuato anche questo esperimento. La cosa è andata a buon fine perché ha evidenziato un’ottima risposta immunitaria, sempre nell’ambito della sicurezza, quindi oggi stanno raccogliendo i dati per portarli all’esame delle agenzie regolatorie. Potrebbe accadere che la FDA, siccome questa sperimentazione non è stata fatta anche negli Usa, venga a chiedere che questa sperimentazione venga ripetuta anche negli Usa. In quel caso immagino che ci sarà un tempo suppletivo. Io penso che questo non farebbe fermare l’iter anche in Europa. Non è dovuta l’omogeneità di giudizio da parte delle due agenzie, è prassi americana chiedere che la sperimentazione venga fatta sul loro territorio, quindi comprenderei se gli Usa chiedessero questo”.
Sulla richiesta dei virologi (Crisanti in primis) di pubblicare i dati del vaccino. “I virologi fanno bene a chiedere che i dati vengano pubblicati. Detto questo, i dati di fase 1 e fase 2 sono stati pubblicati su Lancet, quelli di fase 3 verranno pubblicati immediatamente dopo che saranno stati consegnati alle agenzie regolatorie. Questo è doveroso. Io ogni volta che esco dal portone di casa trovo qualcuno che mi chiede a che punto siamo. Quindi immagino che una popolazione stremata abbia il diritto di conoscere lo stato dell’arte”.
Sulla storia del virus di Oxford. “Quando i cinesi hanno postato su internet il sequenziamento del gene della proteina Spike, gli scienziati di Oxford che conoscono benissimo la famiglia dei coronavirus, in dieci giorni sono riusciti a sintetizzare il gene della proteina Spike. Dopodichè ci hanno chiamato chiedendoci di mettere a disposizione la nostra expertise per quanto riguarda l’adenovirus, anche noi in una decina giorni abbiamo caratterizzato l’adenovirus perché 6 anni fa nei nostri laboratori è stata messa a punto la tecnica dell’adenovirus, per il vaccino anti-Ebola che è uscito dai nostri laboratori. In 20 giorni il vaccino è stato preparato, poi è cominciata la sperimentazione animale e in seguito quella sull’uomo. E’ stato fatto tutto in tempi rapidi senza minimamente rinunciare alle fasi di sperimentazione scientifica, perché si sono ridotti in maniera molto importante i tempi organizzativi e burocratici. Ad esempio per trovare i volontari per il vaccino anti-Ebola ci abbiamo messo un anno e due mesi, per arruolare i volontari in questo caso invece ci abbiamo messo un pomeriggio. Parliamo di 6mila persone all’inizio. Hanno giocato tanti fattori, perché quando si parlava di Ebola era una cosa che faceva tanta paura e poi stava dall’altra parte del Mediterraneo in Africa. Nel caso specifico invece il covid stava già in mezzo a noi. Non è stata una questione di soldi perché è stato dato solo un rimborso spese di circa 700-1000 euro”.
Sulla competizione tra vaccini. “Al netto della bandierina sulla Luna, la competizione è contro il virus, non contro i vari concorrenti. Abbiamo un mercato che è sterminato, ci sono 7 miliardi e mezzo di utenti annualmente con una o due dosi. Dico annualmente perché in questo momento non sappiamo ancora se il vaccino avrà un’efficacia di lunga durata, questo lo sapremo quando arriverà a superare l’anno il primo vaccinato. Tutti coloro che hanno partecipato ai test clinici di tutte le società continueranno ad essere monitorati, a tempo indeterminato. In più i governi mettono in piedi un tracciamento in base al quale tutti coloro che vengono vaccinati entrano in questo computer con le performance che verranno fuori dalla vaccinazione”.
Sulla distribuzione del vaccino. “Stiamo parlando di un’operazione epocale. Una vaccinazione di massa a livello globale di questo tipo è oggettivamente di una difficoltà enorme, ancora di più quando ci sono problemi di conservazione molto importanti. Io ho fiducia nell’organizzazione che il governo sta mettendo in piedi. Il nostro vaccino può essere considerato anche in un normale frigorifero”.
Sull’obbligatorietà del vaccino. “Più che emanare un dpcm penso che possa essere utile fare una campagna di educazione sanitaria, bisogna cercare di far passare il concetto della necessità, dell’esigenza di questo e di altri vaccini. Condivido quanto detto da Walter Ricciardi: apriamo le vaccinazioni e facciamo vaccinare tutti quelli che lo desiderano, se poi non si raggiunge un numero sufficiente a far stare tranquilli i cittadini che purtroppo il vaccino non possono farlo, allora bisognerà prendere altri provvedimenti”.