Stefano Fassina, deputato di Leu, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

Sul Recovery Fund. “Il pacchetto di aiuti ad oggi è bloccato da due o tre Paesi, quindi ancora non c’è, è questo il problema principale più che i ritardi dei vari Paesi nel presentare il piano di spesa –ha affermato Fassina-. Il mio timore non è tanto che non riusciremo a spendere questi soldi, ma che non coglieremo quest’occasione anche per qualificare le pubbliche amministrazioni. Mi preoccupa l’ipotesi di 300 tecnici impiegati a Palazzo Chigi per il piano, a mio avviso dovrebbero essere assunti ed andare nei ministeri e nelle regioni per riqualificare in maniera strutturale la Pa. Questi 40 miliardi in più si confrontano con gli 800 miliardi che ogni anno spende lo Stato. Abbiamo il problema di spendere bene tutti questi soldi. Ci sono 6 filoni che a mio avviso vanno ad affrontare gli aspetti prioritari: la salute, le infrastrutture per la mobilità, la digitalizzazione, la scuola, l’inclusione sociale. Quindi si affrontano priorità sociali che riguardano i lavoratori, le piccole imprese. Il punto è fare in modo che questi progetti diano risultati strutturali”.

 

Sulla patrimoniale. “La proposta avanzata da alcuni colleghi è una proposta che affronta un problema vero, lo fa però nella maniera sbagliata e al momento sbagliato perché c’è una drammatica crisi di liquidità. Oggi anche chi ha un patrimonio fatica a pagare un’imposta rispetto a quel patrimonio”.

Sul debito. “Questo debito aggiuntivo accumulato durante la pandemia va sterilizzato non cancellato. Va tenuto nelle mani delle banche centrali nazionali che a scadenza lo rinnovano e gli interessi che gli Stati pagano poi ritornano ai rispettivi tesori nazionali come utili della propria banca centrale. E non ci perde nessuno, perché ciascuna nazione si paga il debito e gli ritornano gli utili sugli interessi che paga. Se non facciamo un’operazione di questo tipo ci cappottiamo, e parlo di tutta l’eurozona”.

Su Roma. “La mia opinione è che siamo al galleggiamento da troppo tempo, non sono stati neanche impostati gli interventi per aggredire in modo strutturale i problemi che pesano su Roma. Dopo quasi 5 anni di consiliatura Raggi non sono state neanche avviate le operazioni. Roma ha bisogno di una svolta. Calenda? Per quanto mi riguarda, Calenda può far parte legittimamente della coalizione, ma per la posizioni che ha e gli interessi economico-sociali a cui fa riferimento non può essere il punto di sintesi di un’alleanza progressista per Roma”.