La vicenda di Marco Pantani è tutt’oggi ancora molto dibattuta. Ma fin dal titolo del suo film, Domenico Ciolfi sceglie di prendere posizione e lo fa in maniera molto netta: Pantani è stato ucciso. Così facendo getta le basi anche per una lettura trasversale, più ampia e metaforica dei fatti. Quale sia la verità, il Pirata è morto due volte. La prima a Madonna di Campiglio dove esce sconfitto, annientato moralmente, dai controlli di rito antidoping. La seconda il 24 febbraio di cinque anni dopo, a Rimini, dove viene trovato esanime, riverso sul pavimento di una camera d’albergo.
L’inchiesta sulla sua morte si chiude in poco meno di due mesi tra dubbi e perplessità. A 16 anni da quel giorno di febbraio in cui il mondo sportivo pianse un vero campione, arriva un biopic dai toni noir, con le atmosfere del thriller, che adotta per raccontare il drammatico epilogo di Marco pantani anche la cifra della ricostruzione d’inchiesta.
La mattina del 5 giungo del 1999, il test eseguito nell’Hotel Touring di Madonna di Campiglio registra un valore di ematocrito superiore alla norma. Pantani è fuori dal giro d’Italia a pochi passi dalla vittoria.
Si urla al complotto. In appena ventiquattro ore le luci della ribalta si spengono e il campione si ritrova immerso in una solitudine desolante, tutti gli voltano le spalle. Marco è un combattente, ha affrontato gravi incidenti e si è sempre rialzato per tornare a vincere, anche questa volta ha intenzione di vender cara la pelle. Ma quell’estate del ‘99 segna l’inizio della sua ultima tappa, un macabro traguardo lo attende.
Tre capitoli della sua turbolenta esistenza, tre luoghi, Campiglio, Cesenatico dove si rifugia dalla famiglia, e poi Rimini, la depressione e la tossicodipendenza. Tre quindi gli interpreti per far rivivere la storia di un uomo ancor prima che un atleta, diventato mito. Un mito che è stato distrutto. Amato, seguito, ma anche molto discusso.
Nel film Il caso Pantani, Domenico Ciolfi tenta di ricostruire a quindici anni dai fatti, le indagini su un possibile coinvolgimento della criminalità organizzata e il sabotaggio delle analisi, alla vigilia di quello che doveva essere un grande trionfo.
Mentre la giustizia sembra ancora lontana dalla verità, il regista mette a fuoco la personalità, le passioni, la tenacia dell’uomo dietro al campione, un uomo pieno di contraddizioni. La narrazione copre i fatti di Campiglio fino ad arrivare alla tragedia di Rimini con la volontà precisa di raccontare al pubblico il dramma personale di una figura di spicco del mondo sportivo, ma anche avvalorare la controversa tesi del suo omicidio. Pantani si scontra con interessi economici, criminalità, scommesse, per scivolare infine nel tunnel della droga. Dipendenza, amicizie tradite, amori spezzati.
Fiction ma anche materiale d’archivio, flashback e brevi sequenze ci raccontano tutto questo con un linguaggio visivo che mira ad una lettura molteplice del personaggio del Pirata, per il racconto di un’icona del ciclismo ancora avvolta nel mistero ma mai dimenticata.