America 2020. E’ Joe Biden il 46° Presidente degli Stati Uniti d’America
Vittoria sofferta. Questo è ciò che mostrano i dati elettorali che hanno visto scontrarsi il democratico Joe Biden e il repubblicano Donald Trump nelle elezioni presidenziali. La lotta al potere è stata lunga e sofferta perchè, come spiega il prof. Silvio Berardi su Radio Cusano Campus, i toni che hanno accompagnato la campagna elettorale e le elezioni di spoglio, sono stati molto accesi. Ciò ha provocato, nonostante il sistema americano non abbia ceduto, delle fratture interne allo stesso partito. Il professore ordinario di Storia e Istituzioni delle Americhe, continua il suo discorso sostenendo che sono stati principalmente due, i fattori che hanno inciso sull’affluenza alle urne americane. “Il primo motivo è stato la forte corrente anti-trumpista, e il secondo le modalità con cui si sono svolte le elezioni a causa della pandemia.
Le grandi sfide tra Democratici e Repubblicani
Rutherford Hayes vs Samuel Tilden
Tra le elezioni presidenziali più controverse e sottoposte a contenzioso nell’intera storia americana, appare l’elezione a presidente degli Stati Uniti d’America di Rutherford Hayes. Il candidato sconfisse sul filo del rasoio l’esponente del Partito Democratico Samuel Tilden: dopo un primo conteggio il democratico difatti conquistò 184 Grandi elettori del Collegio elettorale a fronte dei 165 assegnati a Hayes, con 20 voti provenienti da quattro Stati federati disputati. Il risultato non garantiva quindi l’elezione di nessuno dei due, essendo all’epoca il magic number pari a 185.
Dopo la minaccia Democratica di ostruzionismo al momento del conteggio formale e di lasciare pertanto il paese senza un presidente alla scadenza del mandato della presidenza Grant, si giunse ad un “Compromesso” per poter risolvere positivamente la controversia: la carica ad Hayes in cambio del ritiro definitivo dell’esercito federale dal Sud.
“Nel sistema elettorale americano, non è poi così strano che il candidato eletto, abbia ottenuto meno voti rispetto alla controparte che invece le elezioni le ha perse”. Sottolinea, il docente universitario, nell’intervista di Fabio Camillacci.
George W. Bush vs Al Gore
Stessa cosa accadde nel 2000: la sfida oppose il candidato repubblicano George W. Bush e il vicepresidente democratico uscente Al Gore. In termini di voto popolare prevalse quest’ultimo, ma i voti elettorali, 271 contro 266, furono favorevoli a Bush e ne determinarono l’elezione.
Il caso Bush vs Gore fu un caso anche giudiziario trattato dalla Corte Suprema degli Stati Uniti d’America e ne determinò il risultato delle elezioni presidenziali del 2000. In tre separate sessioni di giudizio, i giudici decisero con una maggioranza di 7 a 2 che il riconteggio delle schede che stava avendo luogo in alcune contee della Florida doveva essere sospeso a causa di una mancanza di basi coerenti.
“Anche in questo caso, il ricorso all’autorità giudiziaria di Trump” continua il Prof. Berardi “Non è una novità. La tendenza dello sconfitto di ricorrere al nodo giudiziario, è un passaggio che viene fatto se lo scarto è minimo”.
Harry Truman vs Thomas Dewey
Le elezioni presidenziali del 1948 videro la sfida del candidato repubblicano Thomas Edmund Dewey e il presidente democratico uscente Harry S. Truman.
Queste elezioni sono tuttora ricordate per uno dei più clamorosi errori di previsione dei sondaggisti, che, sopravvalutando due candidati democratici dissidenti, avevano attribuito un ampio vantaggio a Dewey, mentre risultò eletto Truman con un largo margine di grandi elettori. “Eppure, i risultati politici del democratico erano evidenti come ad esempio il piano Marshall, che aveva permesso ai paesi dell’Europa occidentale di collegarsi direttamente al sistema politico ed economico Americano. A maggior ragione questo fu un grande e clamoroso sbaglio”. Queste le parole del prof. Berardi.