Carlo Palermo, Segretario Nazionale di Anaao Assomed, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.
Sulle responsabilità delle regioni
“Rispetto ad un decreto rilancio che prevedeva 3500 posti letto di terapia intensiva in più da approntare, ne sono stati attivati circa la metà –ha affermato Palermo-. Mancano soprattutto in quelle regioni del centro-sud che attualmente sono molto colpite dalla diffusione del coronavirus. E’ un dato obiettivo. Molte regioni sono ormai ben oltre la soglia del 30% dei posti di terapia intensiva occupati da pazienti covid. Noi abbiamo bisogno invece di avere un sistema sanitario capace di rispondere a tutto. Il dato è oggettivo, qualcuno ha dormito durante il periodo estivo. Noi abbiamo un governo che ha finanziato un determinato programma su terapie intensive e sub-intensive, ci sono alcune regioni che hanno fatto il loro dovere, come il Veneto ad esempio, altre invece solo ad inizio ottobre hanno fatto partire le gare. Nella catena che arriva fino alle regioni qualcosa si è inceppato, questo è un dato evidente. Per avere quei posti di TI in più in quelle regioni bisognerà attendere dei mesi. Per l’attivazione di quei posti inoltre manca il personale medico”.
Sul nuovo dpcm
“Bisognerebbe sempre trovare una giusta misura tra esigenze sanitarie ed economiche, però senza chiusure e restrizioni avremo un collasso delle strutture sanitarie e questo indurrà delle conseguenze anche dal punto di vista economico, perché la gente avrà paura, non uscirà. Ricordiamoci poi che gli effetti che vediamo oggi sulle terapie intensive fanno riferimento a diversi giorni fa. La situazione è già oltre. Stiamo raggiungendo il livello che avevamo ad aprile, si rischia la saturazione del servizio sanitario nazionale. I posti letto covid ormai superano il 40% del totale nazionale. Se salta tutto il sistema di medicina territoriale, significa che la gente si rivolge al pronto soccorso anche per questioni banali. Il picco dell’influenza potrebbe aggravare questa situazione”.
Sugli operatori sanitari
“Corrono molti rischi. La popolazione ospedaliera italiana, in particolare i maschi, ha l’età più alta al mondo. Il 40% rientra nella fascia a rischio anche del covid, inoltre hanno un rischio di contagio che è doppio. Siamo di fronte ad una popolazione che ha già sopportato un tremendo stress psicofisico nei mesi di marzo-aprile e maggio. Siamo di fronte anche a quadri post-traumatici a livello psicologico. Il governo ha messo in campo una dote economica nei vari decreti per l’assunzione dei medici, dopodichè queste risorse passano alle regioni e arrivano alle aziende, che devono aprire i concorsi e assumere. Ovviamente con i concorsi si perdono mesi e mesi di burocrazia, noi proponiamo di andare verso avvisi pubblici di due settimane, aperti anche agli specializzandi”.