Il prof. Andrea Crisanti, ordinario di Microbiologia dell’Università di Padova, è stato ospite del programma “L’imprenditore e gli altri” condotto da Stefano Bandecchi, fondatore dell’Università Niccolò Cusano, su Cusano Italia Tv (canale 264 dtt).

Sulla situazione covid in Italia e le misure del nuovo dpcm. “I numeri parlano da soli –ha affermato Crisanti-. Sono numeri che suggeriscono una dinamica in peggioramento. D’altronde i provvedimenti approvati domenica, probabilmente avranno un impatto tra 10-15 giorni, quindi bisognerà aspettare. Nessuno sa se questi provvedimenti avranno l’effetto sperato, perché nessuno ha mai sperimentato questi provvedimenti. Il dpcm è un compromesso. Sono provvedimenti che diminuiscono i contatti, alcuni sono ragionevoli, altri meno comprensibili come il divieto di partecipazione a spettacoli e cinema, luoghi abbastanza regolati. Manca secondo me un vero e proprio provvedimento per regolare i trasporti, che sono un’occasione di assembramento pazzesca e non si capisce perché si tollerino i trasporti e si sanzionino cinema e spettacoli. Il punto è che in questa situazione non ci saremmo dovuti arrivare, è il risultato di una totale impreparazione delle regioni e anche del sistema sanitario nell’implementare delle misure di sorveglianza, tracciamento e prevenzione. Avevamo 5 mesi di tempo, avremmo potuto creare un sistema di sorveglianza e tracciamento e non ci saremmo trovati in questa situazione. A fare misure di restrizione sono bravi tutti perché misura dopo misura si arriva al lockdown, i casi calano e poi che facciamo, ricominciamo da capo? Se anche diminuissero i casi, non avremmo alcuna garanzia di poter consolidare questi risultati perché al momento attuale non abbiamo un sistema di sorveglianza che sia in grado di interrompere i contatti sul territorio, come hanno fatto Cina, Taiwan, Nuova Zelanda e anche il povero Vietnam, che ha saputo intercettare i tracciamenti sul territorio ed ha avuto pochissimi casi”.

Riguardo un suo possibile coinvolgimento nel Comitato tecnico scientifico nazionale. “Se mi avessero chiamato per giustificare determinate scelte, per mettere una pezza non ci sarei andato. La rottura con Zaia in Veneto? Ci sono tanti motivi, un politico intercetta aspettative, vende progetti, idee, mentre uno scienziato analizza la realtà e limita queste scelte, è nella natura delle cose che queste due mentalità, queste due visioni prima o poi si scontrino”.

Sugli effetti economici della pandemia. “La competitività economica nel futuro si gioca sulla capacità di combattere questa epidemia. Mentre noi stiamo qui a dibattere se chiudere o non chiudere, i Paesi che sono riusciti a bloccare la trasmissione stanno fiorando ed hanno un vantaggio competitivo perché noi non facciamo nulla mentre loro continuano a produrre e a vendere. La battaglia non si vince con il plexiglass, ma bloccando le catene di trasmissione sul territorio. Bisogna creare una rete di laboratori nazionale che superi le differenze di capacità delle varie regioni, io avevo proposto 400mila tamponi al giorno ed usare questi tamponi per interrompere le catene di trasmissione, trovando ovviamente la logistica per portare i tamponi alle persone ed evitare quelle file indegne ai drive-in. Un piano di questo genere ci sarebbe costato una cifra esorbitante, si tratta di un investimento da mezzo miliardo all’anno”.

Riguardo la percentuale di asintomatici sui casi totali. “In genere gli asintomatici veri, cioè coloro che non hanno alcun sintomo di nessun genere, sono tra il 45 e il 55%, poi c’è un altro 35% di persone che hanno sintomi come febbre, mal di testa, tosse, c’è un 10% che richiede cure ospedaliere, all’interno di questi c’è un 3% di persone che va in rianimazione”.

Sulle terapie intensive. “Tra pazienti covid e non covid, i posti letto disponibili in Italia in questo momento sono circa mille. Rimango sorpreso quando sento dire che in Italia abbiamo 7mila posti di rianimazione, i malati di covid sono 1200 quindi abbiamo ancora tanta disponibilità. Ma in rianimazione ci vanno anche persone afflitte da altre patologie, che riempiono le rianimazioni per circa l’80% in genere”.

Sull’isolamento degli over 65. “Quello del lockdown per gli anziani è un tema di valore esclusivamente accademico, ma assolutamente impraticabile. Di fatto non implementabile con nessuna legge perché assolutamente anticostituzionale e difficilmente declinabile operativamente perché se magari ha i figli che gli portano l’infezione a casa come fa? Sono i giovani che in genere portano l’infezione agli anziani”.

Sulla riapertura delle scuole. “Si poteva aprire un determinato distretto scolastico un mese prima per capire cosa succedeva in quella determinata area e non è stato fatto. Poi si potevano fare campionamenti massicci con i test rapidi per capire se c’era trasmissione virale. Adesso qualsiasi discorso sulle scuole è fatto sulla base di intuizioni, di sensazioni”.

Sul vaccino. “Il vaccino è lo strumento più adatto a combattere le malattie infettive in termini di costi ed efficacia. Detto questo, il processo di sviluppo di un vaccino vaccino rimane molto complesso e lungo, anche nella distribuzione. Vaccino disponibile per i primi di dicembre? Se questo dovesse accadere sarei preoccupato perché significherebbe che il vaccino non è stato testato sul campo, sulla popolazione, per dimostrare che c’è una differenza statisticamente significativa tra i vaccinati e i non vaccinati. Sarebbe veramente una cosa senza precedenti se questo accadesse. Finora non è apparsa una sola pubblicazione scientifica al vaglio della Comunità, che testimoni che questo vaccino ha le caratteristiche che dicono che abbia”.