Elisa Sapienza, classe ’94, è una ragazza che si sta facendo strada nella musica con la musica. Dopo anni di studio (ormai fatto inconsueto tra i giovani!) esordisce nel 2018 col singolo “Replay”, il cui video è girato da quell’Andrea Basile che ha lavorato con nomi come Tiziano Ferro e Ligabue. L’anno seguente debutta al Brancaccio di Roma e pubblica un nuovo lavoro “Eccezionali”. Ora racconta di una confessione biografica nella nuova canzone “Come la felicità”.

Aleggia Magritte nella tua musica… vuoi proprio volare alto in anni in cui la gente sta sotto terra?
Ho iniziato un percorso bello e appassionante da poco tempo, mi ritengo come una bambina che muove i primi passi. Ma non mi voglio accontentare e non cerco la strada facile. Prima di volare in alto, vorrei che le persone possano trovare nel mio percorso qualcosa di interessante o di diverso, rispetto all’omologazione in generale che c’è in giro.

Preferisci scaldare invece di scioccare. Lo sai che è una missione complessa in mezzo a questa comunicazione urlata, vero?
Lo so benissimo, ma non per questo mi fermo. “Come la felicità” inizia con un urlo, uno sfogo sussurrato, una dichiarazione per me molto forte “vorrei solo sparire”. In questa chiave c’è il senso di quello che voglio fare: condividere sensazioni ed emozioni, ma in maniera misurata, senza dover strillare a tutti i costi. Penso che nella musica, così come nella vita, si può dire di tutto, basta avere il modo giusto per farlo.

Il video è un reportage a costo zero. Credi ci sia anche un lato positivo del fatto che siamo tutti pronti a riprendere il mondo in tempo reale?
Ho scelto di fare un video così per mantenere una linea di coerenza con tutto il mio progetto artistico. È un percorso fatto di verità, mi mostro per quella che sono e, in questo contesto, il video è la manifestazione plastica di ciò che voglio trasmettere. Penso sia positivo avere la possibilità di riprendere tutto in tempo reale, senza, però, dover necessariamente eccedere nel rendere pubblico ogni singolo aspetto della propria vita o, peggio ancora, enfatizzarlo all’estremo.

Sei anche un’insegnante di musica: quanto porta al tuo progetto quest’esperienza?
Tantissimo. Ci sono molti aspetti positivi. In primo luogo, aver sempre a che fare con lo stesso mondo è davvero stimolante. Il confronto con gli studenti di tutte le età è una continua crescita professionale e umana. Inoltre, in questo modo riesco ad arricchire anche il mio bagaglio tecnico e artistico.

La felicità può anche essere oggettiva o ognuno la declina nel suo mondo?
Credo sia la cosa più complicata da stabilire.
Ci sono, secondo me, due aspetti della felicità. Quella apparente è quella che può anche essere oggettiva (fermo restando che forse oggettiva non è mai) e statisticamente renderebbe felici chiunque, come un fare un viaggio desiderato. Quella personale, invece, è racchiusa nel raggiungimento dell’ambizione o di un sogno che tutti coltiviamo e può essere qualsiasi cosa: dalla più semplice “come la felicità prima di tornare a casa” come canto nella canzone, alla più complessa “dopo che mi chiedo scusa”.

Ecco il video di “Come la felicità”: