Il prof. Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano, è stato ospite del programma “L’imprenditore e gli altri” condotto da Stefano Bandecchi, fondatore dell’Università Niccolò Cusano, su Cusano Italia Tv (canale 264 dtt).

Sul coprifuoco richiesto dalla Lombardia. “Ne abbiamo parlato nel Comitato tecnico scientifico della Regione Lombardia venerdì scorso e avevamo già fatto presente al presidente Fontana questa esigenza, in considerazione della situazione che nella regione è esplosiva –ha affermato Pregliasco-. Ancora le terapie intensive sono abbastanza vuote, ma visto questo crescendo ormai esponenziale, bisogna prendere delle iniziative forti, una svolta rispetto ad un dpcm che ha tenuto conto delle doverose mediazioni. Il coprifuoco dalle 23 alle 5, la chiusura dei centri commerciali il sabato e la domenica, sono restrizioni necessarie per evitare che possa accadere in futuro qualcosa di ancora peggiore, anche se mi rendo conto che queste iniziative creeranno dei guai ad una certa quota della filiera di alcune tipologie di attività”.


Sul nuovo dpcm
. “Il lavoro è difficile perché ovviamente le scelte politiche sono un compromesso tra le esigenze sanitarie ed economiche in questo caso. Non c’è un manuale di gestione della pandemia, quindi l’idea di dire: massimo 6 commensali a pranzo e cena è una cosa che non ha una scientificità oggettiva, è un’indicazione di massima perché più si è, più contatti ci sono e più rischi si acquisiscono. Non abbiamo meccanismi che ci possano confermare che soluzioni come la chiusura anticipata dei locali sia utile o invece non peggiori la situazione perché magari tante persone rimangono a bighellonare per strada. La scuola quando è ben condotta è una situazione controllata, il guaio è cosa fanno i ragazzi all’ingresso, all’uscita, nell’assembramento dei trasporti. Non c’è una soluzione scientifica che permetta di fare un equilibrio e quindi le scelte non sono facili e credo che gli ultimi dpcm siano un compromesso tra esigenze sanitarie ed economiche”.

Sull’aumento dei contagi. “In estate troppi messaggi facilitanti hanno fatto pensare alla comunità che l’emergenza fosse alle spalle. Questo virus ha la caratteristica peculiare di determinare malattie banali e proprio per questo riesce ad essere pervasivo, attraverso i soggetti asintomatici. Il 70% dei contagi avviene in famiglia proprio nelle situazioni in cui si abbassa la guardia”.

Sui vaccini. “Ci sono tanti annunci che sicuramente hanno degli interessi economici e anche geopolitici, abbiamo visto Sputnik, un vaccino senza dati scientifici, che magari è stato anche sperimentato, ma non con la correttezza e trasparenza dovute. Però si sta facendo un lavoro molto rapido e credo che dei vaccini saranno autorizzati alla vendita entro fine anno. Però, al di là di alcuni lotti che sono già in produzione, la copertura vaccinale sarà enorme e necessiterà di tempo. La vaccinazione per tutti credo non ci sarà prima dell’autunno del 2021. Vedremo poi quanta gente si vuole vaccinare, perché alcune indagini ci dicono che un 30-40% di italiani non vogliono vaccinarsi. Non sappiamo ancora quante dosi serviranno e con quale frequenza fare i richiami, non sappiamo ancora quanto duri l’immunità in chi ha avuto il virus, ci sono 22 casi accertati di reinfezione. Su questi aspetti brancoliamo ancora abbastanza nel buio. E’ possibile, ad occhio, considerando le caratteristiche di questo virus, bisognerà fare dei richiami, non sappiamo se come l’influenza bisognerà farlo ogni anno”.