Costantino Troise, presidente nazionale di Anaao Assomed, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.
Sull’organizzazione ospedaliera in Italia
“Il punto è che in questi 4 mesi non abbiamo fatto quello che dovevamo fare. E’ stato dilapidato il vantaggio che avevamo sul virus. Le regioni pretendono l’autonomia, ma non hanno la responsabilità della spesa. Non sono stati adeguati gli organici, non sono stati fatti piani adeguati per il tracciamento, non abbiamo nemmeno deciso qual è lo strumento diagnostico migliore per fare lo screening. Anche i posti in terapia intensiva non sono stati adeguati come aveva disposto il governo. Le regioni non hanno provveduto né all’adeguamento del personale medico né del numero di terapie intensive. C’è da dire che il meccanismo adottato dal governo è farraginoso: io do i soldi, però tu devi fare un piano, io il piano devo approvarlo. Classico metodo della burocrazia amministrativa. Bisogna evitare che le strutture ospedaliere esplodano. Oggi fortunatamente abbiamo una minore mortalità e una minore pressione sulle terapie intensive. Però più aumenta il numero di contagi, più aumenterà il numero dei ricoverati e delle presenze in terapie intensiva. Il problema è anche che ricomincia a contagiarsi il personale ospedaliero, se questo accadrà ci troveremo senza medici e infermieri perché non c’è ricambio. Dobbiamo evitare che il personale medico si trasformi da curante ad untore. L’insegnamento della Sars è stato: isolare i contagiati e tutelare il personale sanitario. Le regioni devono mettere in campo rapidamente un piano straordinario di assunzioni, attingendo dal bacino degli specializzandi. Non possiamo tenere migliaia di medici nelle scuole, quando abbiamo bisogno di personale sanitario negli ospedali. Noi spendiamo molto meno dei nostri vicini europei in spesa pubblica. Queste politiche ci hanno costretto ad affrontare lo stress test dell’epidemia in condizioni di estrema debolezza e non era pensabile colmare questo gap in pochi mesi. In 4 mesi però potevamo quantomeno attrezzarci meglio dal punto di vista del personale. Un posto letto senza medico e infermiere è solo uno spazio, non è un posto letto vero e proprio. Esistono procedure accelerate per assumere personale ed esiste una platea di specializzandi da cui si può attingere, io credo che siano più che in grado di affrontare una situazione del genere perché non sono da soli. C’è l’occasione del Mes, quelle risorse sono facilmente accessibili e subito disponibili, andrebbero prese”.