Stefano Ceccanti, costituzionalista e deputato del PD, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

Sulle attività parlamentari in periodo di pandemia

“Non c’è nessuna norma che proibisca la possibilità di partecipare a distanza ai lavori del parlamento, è solo un conservatorismo mentale che blocca questo –ha affermato Ceccanti-. Quando c’è un impedimento rilevante come una grave malattia, si può fare questo come è accaduto in tutti i parlamenti dei Paesi democratici. Io ho presentato una richiesta di regolamentazione copiata dal Parlamento spagnolo. Il problema è che da noi si pensa di risolvere le cose in modo ultra-pragmatico, per esempio se si ammalano 10 parlamentari di maggioranza, si chiede a 10 parlamentari di opposizione di non votare. Ma ci sono argomenti su cui queste cose non si possono fare, ad esempio se c’è una votazione con quorum rafforzato. Conviene a tutti fare una regola che disciplini questi casi, a me sembra una cosa di buon senso, prima se ne rendono conto tutti e meglio è. E’ molto meglio un voto a distanza che un non voto, altrimenti il parlamento si blocca. Mi rispondono che è importante in maniera assoluta la fisicità del parlamento, per cui non si è neanche accettato che si potesse votare nello stesso palazzo dalle commissioni, vedo una chiusura mentale che è assolutamente inaccettabile”.

Sulle riforme post taglio dei parlamentari

“Che cosa abbiamo imparato dal fallimento del referendum del 2016? Che ci sono molte cose da fare per aggiustare il funzionamento delle nostre istituzione, ma bisogna farlo a tappe. Ora noi abbiamo fatto una tappa, ma ci sono altre cose da ritoccare. Man mano ogni partito ha il dovere di spiegare cosa cambierebbe nella Costituzione. Dopo aver ridotto i parlamentari, a questo punto molte cose è meglio farle in seduta comune”.